«Ora so che sono stato usato dalla politica». Così, in un’intervista oggi a La Stampa, l’ex sindaco di Venezia in quota Pd, Giorgio Orsoni, coinvolto nell’inchiesta sul Mose. «Era la terza volta - ha raccontato - che mi chiedevano di fare il sindaco. Nel 1994 e nel 2000 ho detto di no, nel 2010 ho accettato. L’indicazione per la mia candidatura veniva da Massimo Cacciari, per il quale ho avuto sempre grande stima, e non mi sono sottratto. Attorno al mio nome si era creato un consenso molto vasto». «La mia è la sconfitta di un uomo che ha cercato di dedicarsi alla propria città. Ma può darsi che alla fine non mi penta di aver fatto il sindaco. Ho ricevuto in queste ore centinaia di messaggi di solidarietà, chissà che non mi ponga ancora al servizio della città, senza i partiti». E riguardo all’inchiesta giudiziaria precisa: «Con i magistrati la mia posizione è chiarita; ho patteggiato e il patteggiamento non significa riconoscimento di esponsabilità. Significa chiudere la vicenda processuale in tempo rapido: dal punto di vista giuridico è una conciliazione. Forse il presidente del consiglio, che ha studiato giurisprudenza, lo ha dimenticato».