Della condanna di Beppe Grillo si conoscono solo le grandi linee racchiuse nella sentenza di Cassazione del 1988: omicidio colposo plurimo e quattorci mesi di condanna (sospesa con la condizionale) per aver causato un incidente stradale in cui persero la vita due suoi amici e il loro figlio di 7 anni. Per il resto niente di più. Niente si sa sull'esatta dinamica della tragedia dal quale il leader del Movimento Cinque Stelle si salvò uscendo dall'auto prima che questa si schiantasse in un burrone, non si conoscono le testimonianze rese al processo, né la linea di difesa che Grillo adottò. Elementi fondamentali per capire le reali responsabilità che resteranno chiusi nei faldoni della Tribunale di Torino perché la Corte d'Appello ha secretato gli atti respingendo la richiesta di avere accesso alla sentenza che nel lontano 1985 lo condannò. La motivazione dei giudici è quella del diritto alla privacy. Eppure, fa notare Paolo Bracalini sul Giornale, quando di mezzo c'è un personaggio politico, e dunque l'interesse pubblico, di solito gli archivi delle Procure e dei Tribunali si spalancano (a volte sono gli stessi magistrati a passare le carte ai cronisti amici) perché il diritto dei cittadini ad essere informati su un personaggio pubblico e politico supera il diritto alla sua privacy. Nel caso di Grillo no, gli archivi si chiudono. Grillo, ovviamente, ringrazia. E lo fa pubblicamente. Non c'è stato comizio di questa campagna elettorale appena conclusa che non abbia avuto da parte del leader pentastellato parole di apprezzamento nei confronti della magistratura. Si è intestato l'inchiesta sull'Expo dicendo che i giudici milanesi "si sentono spalleggiati da noi", da piazza Duomo a Milano ha detto che il M5S fa il tifo per loro e che i pm sanno di avere "diecimila elettori dalla loro parte". Toni molto diversi dal passato, fa notare Bracalini, da quando Grillo elogiava la Forleo, pm "vittima" del Csm, o quando, solo poco tempo fa, indagato dalla Procura di Torino per l'inchiesta sui Notav tuonava: "Questa magistratura fa paura!".