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Coronavirus, giornalista di Libero e il condominio in ostaggio: "Il mio vicino di casa è positivo"

Tommaso Lorenzini
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Qualcuno ha appena fatto partire "The sound of silence", di Simon&Garfunkel, un grande classico che spezza così all'improvviso un pomeriggio nel Comasco, dove la primavera sembra lontana, nonostante il calendario ci ricordi che inizia oggi. Nelle stranianti giornate passate forzatamente a lavorare da casa per colpa del Coronavirus non si capisce a che velocità si muovano le lancette dell'orologio, il pc è una finestra su un mondo che in questo momento non ci piace per niente.

Fra la connessione lenta e un processo decisionale più dilatato, alle volte estenuante con i colleghi che resistono in redazione a Milano, c'è pure tempo per scorrere la gallery del telefono, eliminare le tonnellate di meme e video demenziali che in questi giorni ci inquinano il cellulare, come se non fossimo già stufi dell'epidemia: perché all'inizio poteva pure starci di sghignazzare, ora che palle... Certo, fra decine di immagini da inviare nel cestino, spunta anche quella foto che ti blocca: una strada polverosa, un cipresso verde smeraldo, un cippo con una croce di legno e il cielo del Chianti là sopra, azzurro, a volte così alto e altre così vicino che sembra quasi abbassarsi per volerti abbracciare.

È in quel momento, mentre pensi a quando tornerai a respirare gli odori di casa, che suona il telefono: è quello di mia moglie che, dopo il rituale «pronto» resta per un attimo senza fiato: «Il vicino di casa... », mi dice, «sono venuti a prenderlo stanotte con l'ambulanza». Nessuno se n'era accorto, è avvenuto tutto senza sirena né chiacchiere superflue, potente contrappasso al diluvio di concerti e improbabili balletti sui balconi di mezza Italia. E infatti c'è poco da gorgheggiare: il mio vicino di pianerottolo - neanche il "vicino di casa" - il mio vicino di pianerottolo, tre metri scarsi fra i due ingressi, è all'ospedale: «Positivo al Coronavirus».

Poco più di un mese fa aveva una brutta bronchite, «sto prendendo gli antibiotici, va meglio», aveva detto. E "infatti" è andata così meglio che la bronchite è diventata una leggera polmonite e si è portata con sé il più sgradito degli ospiti, questo Covid-19 che se all'anagrafe dicono sia cinese alla fine non si sa da dove diavolo arrivi: invisibile, inarrestabile.

LA REGIONE CHE NON DORME MAI...
Ed eccoci qua. Avevo il Coronavirus all'uscio di casa e non lo sapevo, magari aveva anche bussato alla mia porta, anche se a quanto pare questo bastardo se ne frega di presentarsi, dei convenevoli e delle buone maniere: chissà, magari è pure entrato a farsi un giro in salotto, l'ho portato io sotto le scarpe. Hai voglia a sparare ovunque con gli spruzzini anti-batterici, stai fresco a lavarti le mani come ripetono quelli dell'Oms, tanto da sospettare che anche loro non ci stiano capendo niente.

«Andrà tutto bene», dicono sui social e in tv, e lo pensava anche il mio vicino finché non ha sentito una tacchettata nei polmoni ed ha iniziato a mancargli il respiro. Se ti fa un fallaccio Gattuso di solito ti porge la mano e ti aiuta a rialzarti, quando ti stende il virus ci vuole l'ambulanza. E non stende solo te, a diventare contagiosa è anche l'ansia, ti guardi negli occhi con gli altri condomini con cui magari a fatica scambi un saluto e vi capite al volo, temendo anche che ci mettano tutti in quarantena (per non dire di peggio). E poi parte la reazione fisiologica. Una coppia di vicini non esce da un mese, dalla notizia del primo contagiato, anche perché dove vanno? Lei, insegnante, quindi senza scuola tutti a casa; lui frontaliero e perciò niente Svizzera, figurati.

L'altro vicino, che ha invece comunicato la "bomba" a tutti noi, si è già precipitato a sanificare la scala del condominio: se non moriremo di Coronavirus ci farà fuori la candeggina. Quanto a me, ci pensa il mio cocker Ronie a portarmi fuori, usciamo per il suo giro a caccia di gatti e senza automobili per strada è una pacchia. Soprattutto la notte, dalla quale adesso è sparito quel rombo cupo, quel rumore di fondo che è la voce roca e continua dell'indaffarata Lombardia: la regione che non dormiva mai oggi è chiusa in casa, ha una brutta influenza e delle occhiaie che non ti dico...

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