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Antonio Socci e il coronavirus, i cinesi dovrebbero pagarci i danni, ma Papa Francesco li omaggia

Antonio Socci
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 Il 25 marzo al G7 Trump aveva proposto di chiamare il coronavirus "Virus di Wuhan", per sottolinearne l' origine cinese e per stigmatizzare il comportamento di quel regime. Gli altri stati hanno sdegnosamente rifiutato la proposta. A parte la Casa Bianca, nessuno - fra i governanti occidentali e le autorità sanitarie o religiose - ha osato puntare il dito sul regime cinese per le sue gravi responsabilità nell' epidemia che sta sconvolgendo il mondo. Tutti timidi con Pechino o servili e sottomessi. Se si pensa che, secondo indiscrezioni, Bergoglio starebbe progettando una visita in Cina proprio a Wuhan, in segno di solidarietà con Pechino (a Wuhan, non a Bergamo o a Brescia), si capisce quanto il Vaticano stesso sia ormai "cinesizzato" (del resto ha già consegnato al regime il controllo della Chiesa di quel Paese). Ed è noto che Bergoglio e il Segretario di Stato Parolin sono legatissimi a Giuseppe Conte, premier di un governo anch' esso molto amico della Cina. Tuttavia nei giorni scorsi almeno una voce libera si è finalmente alzata per dire la verità su questa pandemia che sta facendo migliaia di morti e sta rovinandoci, distruggendo le nostre economie.

 

 


VOCE CONTRARIA
È la voce del card. Charles Bo, che certo avrà molto contrariato Bergoglio. L' arcivescovo di Yangon, nel Myanmar, in questa dichiarazione pubblicata col titolo "Il regime cinese e la sua colpevolezza morale sul contagio globale" - ricorda anzitutto le migliaia di vittime che il Covid-19 sta facendo nel mondo. Il prelato quindi cita la ricerca dell' Università di Southampton, in Gran Bretagna, secondo la quale, se la Cina fosse stata corretta, cioè se - invece di reprimere chi già aveva scoperto l' epidemia - avesse agito tre settimane prima rispetto a quando agì (il 23 gennaio), il numero di casi totali di Covid-19 si sarebbe potuto ridurre del 95 per cento. Ma anche solo agendo una settimana prima la pandemia sarebbe stata ridotta del 66 per cento. Con questo ritardo - dice il porporato - si è «scatenato un contagio globale che ha ucciso migliaia di persone».


Anche Il Sole 24 ore cita questa ricerca e, in un articolo intitolato "Coronavirus, gli 11 giorni di Wuhan che avrebbero potuto salvarci dalla pandemia", ricostruisce quelle vicende: l' epidemia era già stata scoperta a dicembre e le voci che ne parlavano furono fatte tacere e bisogna arrivare al 9 gennaio per riconoscere la prima vittima ufficiale di coronavirus. Nei giorni successivi, quando il virus già faceva il suo orrendo lavoro, «la Cina sceglie la strada del negazionismo», con «l' intero Paese» che si prepara alle feste del capodanno e le autorità di Wuhan che il 18 gennaio «invitano i cittadini al banchetto di Capodanno, con decine di migliaia di persone Una bomba biologica a pensarci adesso». Così Il Sole.


Il card. Bo spiega che in tanti paesi poveri come il suo è impossibile «applicare le misure di "distanziamento sociale" attuate da molti paesi» e non ci sono strutture sanitarie all' altezza.
Mentre «rileviamo il danno arrecato a tante vite umane nel mondo intero, dobbiamo chiederci chi è il responsabile? Ovviamente si possono criticare le autorità ovunque» afferma il cardinale, «molti governi sono accusati di non aver preparato i loro paesi quando hanno visto il dilagare del coronavirus a Wuhan. Ma c' è un governo che ha la responsabilità primaria, per quello che ha fatto e per quello che non è riuscito a fare, ed è il regime del Partito comunista cinese di Pechino. Vorrei essere chiaro: è il PCC ad essere responsabile» sottolinea il prelato «non il popolo cinese. I cinesi sono stati le prime vittime di questo virus e sono state a lungo le principali vittime del loro regime repressivo.


Ma sono la repressione, le bugie e la corruzione del PCC a essere responsabili». Il prelato è circostanziato, ricorda che il regime, invece di proteggere il popolo dall' epidemia, «ha messo a tacere» chi per primo ha capito che c' era un nuovo virus «come il dottor Li Wenliang dell' ospedale centrale di Wuhan» che lanciò l' allarme già il 30 dicembre. E pure due giovani giornalisti della città. Poi ricorda altri arresti. Il cardinale ricorda gli altri errori del regime «dopo che la verità era diventata di dominio pubblico» (per esempio «il Centro americano per il controllo e la prevenzione delle malattie è stato ignorato da Pechino per oltre un mese»). Le statistiche ufficiali delle vittime - afferma il porporato - «minimizzano» ancora la portata dell' epidemia: «bugie e propaganda hanno messo in pericolo milioni di vite in tutto il mondo». Tutto questo non è casuale. Il card. Bo ricorda «la repressione della libertà di espressione in Cina», la feroce violazione dei diritti umani e la campagna persecutoria contro la religione con «la distruzione di migliaia di chiese».


«DISUMANI»
La sua conclusione è netta: «con la sua gestione disumana e irresponsabile del coronavirus, il PCC ha dimostrato ciò che molti pensavano in precedenza: che è una minaccia per il mondo questo regime è responsabile, attraverso la sua negligenza e repressione criminale, della pandemia che oggi dilaga nelle nostre strade».
Quindi «il regime cinese guidato dal potente XI e dal Partito comunista cinese - non dal suo popolo - deve a noi tutte le scuse e il risarcimento per la devastazione che ha causato. Come minimo dovrebbe cancellare i debiti di altri paesi, per coprire il costo di Covid-19».
Il cardinale cita, fra l' altro, il giurista James Kraska il quale «nell' ultimo numero di War on Rocks afferma che la Cina è legalmente responsabile del Covid-19» e i danni potrebbero essere quantificati in molti miliardi. Danni del comunismo.

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