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Fase 2, allarme di Unimpresa: saltano attività commerciali e milioni di posti di lavoro

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Il 30% delle attività legate al commercio al dettaglio e alla ristorazione a giugno non sarà in condizione di ripartire e non riaprirà: per almeno un terzo degli imprenditori, la ripresa di alcuni esercizi commerciali è sconveniente sul piano economico, tenuto conto dei costi fissi che non vengono in alcun modo dal governo congelati né ridotti (affitti, utenze, tassa sui rifiuti e sul suolo pubblico).  A lanciare l’allarme è il Centro studi di Unimpresa, secondo cui con la ampia crisi di questi settori, che vivono anche di lavoro nero, si aprirà un dramma sociale sul versante dell’occupazione

 

 

Secondo l'associazione questo crollo si potrebbe tradurre in una riduzione del giro d’affari complessivo che interessa 250 miliardi di euro di prodotto interno lordo. Sul fronte delle finanze pubbliche, la riduzione del gettito potrebbe arrivare a 80 miliardi, mentre dalle casse dello Stato continuerebbero a uscire fondi in favore dei nuovi disoccupati. "In sintesi, un bar che riapre a giugno potrà lavorare con un terzo dei clienti semplicemente perché non li potrà fare entrare nel proprio esercizio. Vuol dire anche un terzo degli incassi, ma con gli stessi costi fissi come bollette, affitti, tassa sul suolo pubblico, rifiuti. Se chiudono o non riaprono migliaia di piccoli esercizi commerciali, a catena saltano per aria tutti gli altri", spiega il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora

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