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Influenza A, sesta vittima

È un medico di Napoli

Silvia Tironi
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L'influenza A ha fatto la sua sesta vittima italiana, la seconda in quel di Napoli. Si tratta di un medico di 56 anni, in servizio presso il Policlinico universitario Federico II del capoluogo campano. L'uomo, Claudio Petrè, era affetto da “patologie croniche”, riferisce all'Adnkronos Salute il presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, Gabriele Peperoni, tuttavia fino a venerdì scorso si era recato regolarmente al lavoro. “Il collega Petrè - precisa una fonte del Dipartimento di Chirurgia generale, oncologica, bariatrica e videoassistita dell'Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli - non era assolutamente in dialisi (come si era detto in un primo momento, ndr). Ha lavorato con noi fino a venerdì scorso, quando ha iniziato ad avvertire i primi sintomi», aggiunge. «Questo decesso - sottolinea Peperoni - ci deve comunque far riflettere sull'opportunità da parte dei sanitari di aderire alla vaccinazione contro il virus H1N1”. Bollettino medico - “Il paziente, affetto da uremia cronica, anemia, obesità e cardiopatia ipertensiva, è arrivato nel nostro ospedale il 26 ottobre alle 20,20, in gravi condizioni di stress respiratorio per polmonite bilaterale. La causa della morte è stata la gravissima insufficienza respiratoria” e il decesso è avvenuto alle ore 11,45 di oggi”. È quanto si afferma nel comunicato diffuso dalla direzione sanitaria del Cotugno. Intanto sono in corso le analisi per identificare se si tratti di virus H1N1, conferma il direttore sanitario Cosimo Maiorino. Vittime italiane - Al Cotugno di Napoli  il 4 settembre scorso era avvenuta la prima morte per influenza A in Italia: vittima un uomo di 51 anni che da tempo soffriva di gravi problemi cardiaci. Il 19 settembre è stata invece la volta di una donna di 46 anni morta a Messina. Le sue condizioni di salute prima di contrarre il virus H1N1 erano buone, tanto che il suo decesso è considerato il primo in Italia causato dal solo virus pandemico. Pochi giorni più tardi, il 22 settembre, c'è stata un'altra vittima, a Cesena: una 57enne già affetta da altre gravi patologie e residente in una comunità per disabili. Il primo ottobre un uomo di 85 anni è morto nel reparto di malattie infettive dell'ospedale di Prato: soffriva di gravi malattie respiratorie e cardiache. La penultima vittima, lo scorso 21 ottobre nell'ospedale di Spoleto (Perugia): si tratta di un uomo di 78 anni risultato positivo al virus H1N1, ma già sofferente in precedenza di gravi patologie. Verso il picco - La curva dei casi di influenza A ''comincia a tendere verso il picco''. Lo ha detto l'assessore alla Sanita' della Lombardia Luciano Bresciani, che oggi a Roma è intervenuto nel convegno sulla pandemia organizzato da Federsanita' Anci. "Proprio ieri - ha aggiunto - ha avuto inizio una curva che tende al picco pandemico e l'aumento dei casi nei giovani sotto i 14 anni''. I ragazzi di questa fascia d'eta' che si rivolgono al pronto soccorso ''sono aumentati tre volte rispetto  allo stesso periodo del 2008'', ha aggiunto. Le previsioni sull'andamento, ha detto ancora Bresciani, si basano su quanto finora è stato osservato in Messico, il Paese nel quale la pandemia ha avuto inizio nella primavera scorsa: lì oltre il 70% dei casi riguarda persone che hanno meno di 47 anni, e sono numerosissimi i giovani al di sotto dei 20 anni colpiti dal virus H1N1. Sempre guardando al Messico sono state calcolate, in Lombardia, le strutture di ricovero e terapia intensiva necessarie per affrontare la fase di picco. Finora, ha concluso Bresciani, è emerso che delle persone colpite dal vrius pandemico 28,2 casi su un milione hanno problemi respiratori tali da rendere necessario il ricovero e che per 2,1 per milione e' necessario il ricovero in terapia intensiva per un periodo compreso fra 8 e 15 giorni.

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