Suicidio neobrigatista Blefari:
"Era a pronta a collaborare"
Sembra chefosse pronta a collaborare con la giustizia e ieri, poche ore dopo aver averavuto nel carcere romano di Rebibbia un colloquio con gli investigatori, chenon sarebbe stato il primo, e una successiva notifica della sentenza diCassazione che la condannava definitivamente all'ergastolo per l'omicidio delgiuslavorista Marco Biagi, alle 22.30 la neobrigatista Diana Blefari Melazzi,di 41 anni, di Roma, si è uccisa impiccandosi con lenzuola tagliate e annodateattorno al collo nella sua cella singola. A scoprire il cadavere un'agentedella polizia penitenziaria in servizio nel reparto, che aveva sentito unrumore sordo provenire dalla cella della Blefari. Inutile il tentativo dirianimarla. "Unamorte annunciata", ha detto subito il presidente dell'associazioneAntigone, Patrizio Gonnella, che si batte per i diritti nelle carceri."Aveva senso tenere in carcere una persona che stava così male?".Perché da tempo Blefari "schizofrenica e inabile psichicamente",passava le sue giornate, come ricorda il garante dei detenuti del Lazio,Angiolo Marroni, "in completo isolamento, in una cella singola, per lamaggior parte del tempo a letto e al buio rifiutando spesso cibo emedicine", senza rapporti con altre detenute e operatrici volontarie. Blefari dal21 ottobre era arrivata dal carcere fiorentino di Sollicciano dopo esserepassata anche nell'ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino e nelpenitenziario dell'Aquila. "Siamo sotto choc, abbiamo fatto tantebattaglie, abbiamo cercato in tutti i modi di far riconoscere il profondodisagio di Blefari. Ora è troppo tardi", ha detto il suo avvocato CaterinaCalia, difensore, insieme con l'avvocato Valerio Spigarelli. Il legale ricordale numerose perizie psichiatriche a cui era stata sottosposta la terrorista perverificare la sua capacità di stare in giudizio. Secondo la difesa, Blefarisoffriva di una grave patologia psichica e più volte le stesse difese avevanosollecitato il riconoscimento di tale situazione. Ultimamente sia la Corte diCassazione sia nei mesi scorsi il gup del tribunale di Roma, avevano respintotali istanze. Nel 2008 labrigatista in un momento di particolare tensione emotiva aggredì un agente dipolizia penitenziaria e il 23 novembre prossimo sarebbe dovuto cominciare ilprocesso. La morte della Blefari arriva quando forse la terrorista aveva decisodi svelare elementi ritenuti utili agli investigatori per far luce sugliomicidi D'Antona e Biagi e giungere alla individuazione di altri personaggicoinvolti nelle Nuove Brigate Rosse. Avrebbe potuto svelare molti punti oscuridell'organizzazione a cominciare dalle armi e dal nascondiglio dove sarebberostate celate, compresa la pistola usata per uccidere Biagi e D'Antona. Il pmMaria Cristina Palaia ha aperto un fascicolo senza indagati e ha dispostol'autopsia. La procuradi Roma potrebbe riesaminare l'intero iter giudiziario della Blefari inconsiderazione della sua presunta patologia psichica, come emerso in questianni dalle numerose richieste di consulenze. La brigatista doveva risponderenei prossimi giorni, in particolare, alle domande del pm Erminio Amelio, suMassimo Papini arrestato il 2 ottobre scorso dalla Digos. Papini, 34 anni, romano,era stato arrestato con l'accusa di partecipazione a banda armata delleBr-partito comunista combattente. Per gli investigatori sarebbe stato legato aBlefari e l'avrebbe accompagnata all'internet point dove la donna fece partirela rivendicazione dell'omicidio Biagi. Il ministrodella Giustizia Angelino Alfano ha avviato un'inchiesta amministrativa,sottolineando che Blefari era "in una situazione carceraria compatibilecon le sue condizioni psicofisiche". Anche il capo del Dipartimentodell'amministrazione penitenziaria Franco Ionta, che si è recato a Rebibbia, hadetto che la "sistemazione" della terrorista "eracorretta".