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Immigrazione, il generale Santo: "Interdizione navale", così si fermano gli sbarchi

Francesco Bozzetti
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Interdizione marittima della flotta militare italiana davanti alle coste africane in stretta cooperazione con le forze navali tunisine e libiche e unità speciali per la neutralizzazione a terra dei punti di imbarco dei clandestini. È l'unico sistema per stroncare definitivamente l'immigrazione illegale per il generale Vincenzo Santo, ex capo di Stato Maggiore delle forze Nato in Afghanistan e profondo conoscitore dello scacchiere politico-militare del nord Africa, che torna a ribadire la sua ricetta questa volta con l'alleanza strategica con i militari dei Paesi da dove partono i migranti. L'ex alto ufficiale torna alla carica sul fenomeno dell'assalto alle nostre coste alla ribalta in modo drammatico dopo l'ordinanza anti-migranti del presidente della regione Sicilia Nello Musumeci. «Il coraggio di Musumeci cadrà purtroppo nel vuoto - dice il generale Santo - ma potrebbe trasformarsi in segnale politico di fondamentale importanza». Una "ribellione" che, nonostante il conflitto di competenze sollevato dalla ministra dell'Interno Lamorgese, contraria ad ingerenze regionali sulla questione migranti, potrebbe presto essere imitata da altri governatori e sindaci. Il primo cittadino di Messina Cateno De Luca è già ad esempio andato al di là della semplice solidarietà con Musumeci esortandolo «a guidare il popolo alla sommossa».

COME PER GLI ALBANESI
«Poter rimpatriare con i nostri mezzi navali tutti i migranti clandestini che non hanno diritto alla protezione umanitaria - spiega il generale Santo - è cosa che si può senz'altro fare. Con le nostre navi militari, a migliaia per ogni tratta e non come si fa ora con voli settimanali di 80 clandestini per volta, cifre che comporterebbero anni per i rimpatri. Cioè occorre fare l'esatto contrario di quello che fanno adesso. Un pezzo di accordo costoso con Tunisi lo abbiamo appena strappato con 11 milioni di euro per raddoppiare la sorveglianza della loro guardia costiera. Ma parliamo di cura, non di rimedio che richiede invece una volontà politica che non esiste - aggiunge l'ex capo di Stato Maggiore - che consisterebbe appunto nell'attuare un'interdizione marittima insieme alla marina militare tunisina e libica e blocco in mare di qualsiasi naviglio sospetto. Esattamente come l'operazione a suo tempo fatta dal governo Prodi». I

l generale Santo si riferisce al blocco navale del canale d'Otranto ordinato con decreto dall'allora presidente del Consiglio Romano Prodi il 28 marzo 1997, ministro dell'Interno Giorgio Napolitano, attuato insieme al governo albanese di Bashkim Fino, per impedire l'arrivo in massa di migranti albanesi, blocco conclusosi tragicamente nell'agosto dello stesso anno, con lo speronamento e affondamento di un barcone con 120 migranti a bordo, 81 dei quali affogarono nello scontro con la nave militare italiana "Sibilla". All'epoca interdizioni e respingimenti si fecero senza porsi più di tanto il problema delle regole internazionali in fatto di obblighi di soccorso ai naufraghi e individuazione di porti sicuri. I procuratori della Repubblica arrestavano comandanti ed equipaggi dei barconi senza farsi troppi scrupoli. E a violare, in sostanza, le leggi del mare (che anche allora vietavano i respingimenti) era stato un governo orientato a sinistra. Ma all'epoca non si sollevarono in massa le solite anime pie, né l'opinione pubblica venne mobilitata da giornali e tv a fianco di migliaia di albanesi che apparivano allora sì veri profughi, affamati, disperati e trascurati da governi che di democratico avevano solo la facciata.

APPELLO AI MILITARI
«Occorre una strategia diversa per fermare l'immigrazione illegale, è necessario passare dalle parole ai fatti - aggiunge il generale Santo - strategia che, a onor del vero, non è stata attuata neanche con Matteo Salvini al governo, che si è incartato con decreti e chiusure di porti a mio parere inutili se implementati da sole. Senza una ferrea e concertata interdizione marittima come quella fatta da Prodi (cinque unità della marina militare pattugliavano giorno e notte il canale d'Otranto), con fermo e arresto di chiunque violi il blocco, non si va da nessuna parte, gli immigrati continueranno a sbarcare perché dietro di loro c'è una colossale organizzazione criminale che li fa partire e un'altra che vive e prospera sulla loro accoglienza».

L'ex capo di Stato Maggiore di tutte le forze Nato a Kabul si toglie sassolini della scarpa anche con l'attuale gerarchia militare: «I soldati possono fare ben poco se non ubbidire agli ordini che ricevono. Tuttavia- aggiunge l'alto ufficiale dell'Esercito - laddove ciò che viene chiesto/ ordinato di fare inizia a ledere la dignità del ruolo e le proprie convinzioni personali, quando chi comanda si accorge che i soldati non stanno facendo i soldati, ma i trasportatori dell'immigrazione irregolare, i tassisti del mare, allora c'è una sola cosa da fare: dimettersi. Ma posso garantire - ammette con rassegnazione Santo - che questo non accadrà mai, il sentimento della vergogna è cosa nobile, ma ha iniziato purtroppo a latitare tra il personale in uniforme».

 

 

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