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Generale Dalla Chiesa, il figlio Nando contro Alfonso Bonafede: "Boss fuori dal carcere? Così si rimandano i mafiosi a comandare"

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Nel giorno del 38esimo anniversario dell'uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa per mano della mafia, diversi quotidiani hanno dato notizia di 112 detenuti mafiosi ancora ai domiciliari. Stiamo parlando di quelli che, nel pieno dell’emergenza coronavirus, avevano ottenuto dalla magistratura la possibilità di scarceramento temporaneo a causa dei rischi per la salute. Le polemiche furono immediate e spinsero il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ad emanare un decreto per arginare la fuoriuscita dei boss dalle celle, ma per ora ne sono tornati in carcere solo 111 su 223.

 

 

 

A chiedere verifiche più attente sulle decisioni dei giudici e sulle perizie mediche è Nando Dalla Chiesa, il figlio del generale assassinato, che a Repubblica ha confessato di avere "il sentore di errori e irregolarità". "Le scarcerazioni dei boss hanno rappresentato un collasso dello Stato. - ha commentato - Penso alle tante difficoltà che magistrati e investigatori hanno dovuto affrontare per arrestare quei mafiosi. E alla facilità con cui hanno lasciato il carcere". In maniera amareggiata, poi, ha ricordato suo padre e ha spiegato che lui "si faceva in quattro per cercare di non farli evadere, mentre adesso sono autorizzati a uscire dalla cella".

Infine un commento anche su Bonafede e sulla sua gestione della situazione. Secondo Nando Dalla Chiesa, "si poteva fare di più, ma la questione ha colto comunque tutti di sorpresa". Tuttavia la preoccupazione più grande adesso è rivolta a chi è ancora ai domiciliari: "Così si rimandano i mafiosi a comandare", ha concluso.

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