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Carabinieri Piacenza, Giuseppe Montella ora accusa i colleghi: "Sapevano tutto. Io? Mai messo un soldo in tasca"

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La riapertura della caserma Levante dei carabinieri di Piacenza, finita sotto sequestro a luglio quando erano stati arrestati anche alcuni militari per gravi reati è prossima alla riapertura. In giornata la Guardia di Finanza notificherà al custode il provvedimento di dissequestro dello stabile, che però non riaprirà immediatamente. Per alcuni giorni, secondo quanto si apprende, continuerà infatti ad essere operativa la stazione mobili.

Intanto però è stato scoperchiato il vaso di Pandora e l'uomo simbolo di un gruppo corrotto di Carabinieri, l'appuntato Giuseppe Montella, in carcere dal 22 luglio scorso con altri 4 carabinieri, ha cominciato a Parlare. "Alla Levante erano tutti d'accordo", ha detto - scrive Il Corriere della sera -  interrogato dai pm Matteo Centini e Antonio Colonna il 5 agosto in carcere "Ho perso tutto, l'unica cosa che mi porta la coscienza è dire la verità"

 

 

Montella dice di aver "toccato il fondo". Quando, scrive il Corriere "il pm Centini gli dice che due pusher hanno confermato e lo invita a ripesarci, il carabiniere si sente con le spalle al muro: 'Vi chiedo scusa se ha omesso qualcosa'. Dichiara di aver negato 'per un senso di fratellanza', perché 'preferivo prendermi io le colpe per non scaricarle' Centini rincara la dose: 'I suoi colleghi hanno detto che faceva tutto lei'. A questo punto Montella diventa un fiume in piena: 'Sì che abbiamo pagato', ma 'quando si dava qualcosa lo sapevano tutti perché 'non ho mai fatto niente di mia iniziativa'; 'ammetto tutto, ne ho fatte di cavolate dottore, però se mi devo prendere le colpe degli altri, no!'. Confessa di aver sottratto denaro agli arrestati, ma solo poche decine di euro da dare agli informatori, e giura di non essersi 'mai messo soldi in tasca'. Con gli altri ha sì picchiato i fermati, appena 'qualche schiaffo'. 

Quanto ai superiori ha detto: "Volevano arresti, arresti, arresti", altrimenti "ci massacravano di altri servizi come punizione", ci "facevano fare notti, pattuglie". La vita in carcere la trascorre da isolato. "Li sento parlare, sento quello che dicono e lo so che mi hanno buttato tutta la merda" addosso. 

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