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Willy Monteiro, nessun video e una sola foto: come è possibile? Il dubbio in procura sul muro di omertà

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Sono passati cinque giorni dall'uccisione di Willy Monteiro Duarte a Colleferro. Gli indagati sono quattro: tre sono in carcere a Rebibbia, i fratelli Bianchi e Mario Pincarelli; il quarto, Francesco Belleggia, è ai domiciliari. Ma il caso non è chiuso, ci sono ancora punti da chiarire e cose che non tornano. Non torna, per esempio, il fatto che nessuno delle decine di ragazzi presenti quella notte abbia fatto foto o video col telefono. Inverosimile di questi tempi. L'unica foto di interesse investigativo consegnata agli inquirenti è quella che riprende l’Audi Q7 nera con cui i fratelli Bianchi sono scappati dopo la rissa, scattata da un amico di Willy, Matteo Larocca.

 

 

Inoltre le versioni dei fatti riportate dai testimoni sono spesso divergenti e non coincidono. Quello che all'inizio sembrava uno scontro tra due persone è poi diventato una zuffa tra due gruppi di persone, adesso addirittura si parla di una rissa avvenuta tra tre gruppi: quello di Artena, che comprendeva gli attuali indagati; quello di Colleferro di cui faceva parte Federico Zurma, l'amico che Willy ha cercato di salvare; e infine il gruppo di Paliano di cui faceva parte proprio Willy. Secondo alcune indiscrezioni, poi, non è escluso che nei prossimi giorni si allunghi la lista degli indagati. Ma soprattutto il capo di imputazione da omicidio preterintenzionale potrebbe aggravarsi in omicidio volontario.

Un altro mistero riguarda Vittorio Tondinelli, fedele amico dei Bianchi, che era a bordo del Suv con cui tutti sono fuggiti dopo la morte del ragazzo capoverdiano. Adesso sarebbe indagato anche lui per favoreggiamento, ma a suo carico gli investigatori non hanno raccolto sufficienti elementi per contestargli di aver fatto parte del gruppo dei violenti.

I principali sospettati al momento sono Marco e Gabriele Bianchi, che hanno detto di non aver picchiato Willy, ma di averlo solo spintonato. Il pm di Velletri non crede alla loro versione. Gli avvocati dei detenuti però pensano di poter ribaltare le accuse con due testimonianze, come riporta Repubblica. Quelle di Michele Cerquozzi e Omar Sahbani, devoti amici dei Bianchi. Ma resta il sospetto di due post Facebook, poi cancellati, in cui Omar prometteva di battersi per far uscire la verità.
 

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