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Immigrazione, Open Arms porta in Italia 140 immigrati: Giuseppe Conte offre una nave da crociera per la quarantena

Alessandro Gonzato
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Alle 16, trionfante, Oscar Camps ha annunciato su Twitter che il governo italiano aveva appena autorizzato lo sbarco dei 140 migranti ancora a bordo della nave della Ong spagnola Open Arms. Camps ne è il fondatore. Qualche minuto prima aveva scritto che i migranti erano 150. «I naufraghi», ha spiegato, «trascorreranno il periodo di quarantena sulla nave Allegra ormeggiata nel porto di Palermo». Allegra è la terza grande nave da crociera affittata da Palazzo Chigi a circa 50 mila euro al giorno. Da 48 ore, imbarcati complessivamente 278 extracomunitari in tre interventi (due in acque di ricerca e soccorso maltesi, l'altro in quelle libiche), era in rada davanti al capoluogo siculo.

 

Giovedì, dalla nave, si erano buttati in mare in 76: soccorsi dalla capitaneria di porto, erano stati portati sulla banchina, rifocillati e imbarcati sull'Allegra. Ieri è stato il turno di altri 48: per tuffarsi hanno aspettato che gli smartphone dei rappresentanti della Ong li inquadrassero. Poi l'imbarco sull'Allegra, dove successivamente sono stati fatti salire tutti quelli che ancora si trovavano sulla Open Arms, perlopiù ivoriani, ghanesi, egiziani, maliani e guineani. «Nonostante l'Italia conosca la nostra situazione limite», aveva cinguettato Camps in mattinata, «ci lascia abbandonati a 1.500 metri da Palermo, senza alcuna soluzione o indicazione. A bordo la sofferenza aumenta. Dateci un porto sicuro».

Malta, nei giorni scorsi, gliel'ha negato. All'ora di pranzo il deputato dem Matteo Orfini se n'è uscito così: «Quello che sta accadendo è semplicemente indegno. Anzi, è degno di Salvini. Si consenta subito lo sbarco in sicurezza, come dovrebbe essere normale in un Paese civile». Fino a sera non si sono registrati altri interventi da parte della sinistra. Il motivo, ce ne fosse stato bisogno, lo ha spiegato la senatrice forzista Anna Maria Bernini: «Il governo dei porti spalancati questa volta tace, forse per rinviare il problema di qualche giorno, a dopo le elezioni regionali?».

 

Il collega leghista Roberto Calderoli, vicepresidente a Palazzo Madama, si è fatto portavoce del pensiero di chiunque non sia accecato dal furore ideologico: «La mia opinione», ha premesso, «è e resta sempre la stessa a prescindere dai ministri e dai governi: un ministro che fa rispettare le leggi vigenti non deve andare a processo, si chiami Matteo Salvini o Luciana Lamorgese. Detto questo», ha aggiunto, «dato che siamo in un Paese di terrapiattisti, dove parliamo di scie chimiche o cosmiche, ora che la Open Arms denuncia che "l'Italia pur sapendo che la situazione è al limite ci abbandona e le sofferenze a bordo aumentano incessantemente e che altri 48 migranti si sono buttati in mare", la domanda sorge spontanea: le procure siciliane indagheranno e manderanno a processo anche la Lamorgese, come hanno fatto per Salvini? Logica direbbe di sì», ha concluso Calderoli, «altrimenti sarebbero due pesi e due misure». Nel frattempo, amici clandestini, tutti sulle navi da crociera: avanti, il biglietto ve lo pagano gli italiani. 

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