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Coronavirus, le scuole chiudono ma vaccinano gli insegnanti: così l'Italia abbandona gli anziani

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Alessandro Giuli
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Hanno scelto di vaccinare i giovani insegnanti che non insegnano, perché le scuole sono chiuse, e così facendo stanno condannando a morte i vecchi coetanei di Raoul Casadei, magari ammaccati da qualche malanno ma comunque in grado e in diritto di campare ancora a lungo. Questa, in estrema sintesi, è la cruda verità (...) (...) delle vaccinazioni all'italiana di cui in futuro qualcuno sarà chiamato a rispondere. Lo dicono i numeri quotidiani, lo confermano le statistiche di medio periodo: i morti di Covid che piangiamo ogni giorno (ieri altri 264) sono in larghissima parte gli anziani ospedalizzati e poi intubati da un paio di settimane. Potevano, anzi dovevano essere vaccinati prima degli altri e invece l'assurdo piano nazionale ha tradito la promessa scritta di non metterli in coda o confonderli con le altre fasce di età. Con vette paradossali di cinismo, si è deciso di chiudere le scuole lasciando comunque i professori (supplenti compresi) nelle categorie a rischio: a loro è stato inoculato il siero che avrebbe salvato i più esposti al coronavirus, quelli che per ragioni di anagrafe hanno inevitabilmente pagato il prezzo più alto sin dalla prima ondata del 2020. Sono le stesse persone che, a voler analizzare con freddezza la situazione, hanno riempito le terapie intensive (da ieri oltre tremila posti occupati) costringendo i governi Conte e Draghi a blindare i cittadini a casa devastando la psiche e il tessuto produttivo della Nazione. Dall'Istituto superiore di Sanità al Cts, passando per l'autorità commissariale fino a poche settimane fa presieduta da Domenico Arcuri, tutti sapevano che la quantità dei vaccini disponibili era inferiore al fabbisogno e che «con un numero limitato di dosi, l'unica strategia corretta è quella di lavorare per abbattere subito la letalità del virus», come ha scritto Matteo Villa in un rapporto dell'Ispi risalente a fine febbraio. Allora soltanto il 6 per cento degli ultraottantenni italiani era stato vaccinato: peggio di noi, in Europa, soltanto Bulgaria, Lettonia e Lituania. Inevitabile la profezia: «Dopo due mesi di vaccinazioni restiamo uno dei Paesi in cui la letalità scenderà di meno». Insomma hanno sbagliato strategia e i loro errori sono si sono tradotti in altrettanti funerali di persone e di attività produttive fallite a forza di Dpcm reclusivi.

 

 

 

Il documento

La pistola fumante sta in un documento reperibile sul sito del Ministero della Salute, che assieme alla struttura del Commissario straordinario per l'emergenza Covid, con Aifa, Iss e Agenas, ha redatto le «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19». Si legge nel testo: «Il documento individua come categorie prioritarie gli operatori sanitari e sociosanitari, il personale e ospiti dei presidi residenziali per anziani, gli anziani over 80, le persone dai 60 ai 79 anni, la popolazione con almeno una comorbilità cronica e riporta inoltre che, con l'aumento delle dosi di vaccino disponibili, si inizierà a vaccinare anche altre categorie di popolazione tra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali, quali anzitutto gli insegnanti e il personale scolastico, le forze dell'ordine, il personale delle carceri e dei luoghi di comunità ecc». Nero su bianco: prima gli over 80, quindi gli altri anziani e, soltanto una volta arrivati ulteriori sieri, anche gli insegnanti. Invece nell'inventario dei troppi inquilini del privilegio, almeno fino a pochi giorni fa, apparivano pure avvocati, magistrati e cancellieri di tribunale. Dei vecchi che continuavano a schiattare si sono accorti tardi, nemmeno un mese fa. Perché dopo il 7 dicembre, data del cosiddetto "vaccine day" dedicato a medici e infermieri, ognuno è andato in ordine sparso. Furbizie, ingiustizie e buffonate - alcuni giovani giornalisti che reclamano una scorciatoia per il vaccino - si sono così mescolate alle ormai croniche deficienze del sistema sanitario e hanno prodotto una strage generazionale. Chi è nato in Italia prima del 1941, e cioè in pieno conflitto mondiale o a cavallo delle due guerre, è stato immolato più d'ogni altro sul nuovo fronte aperto dal dèmone cinese.

 

 

 

I numeri

Ma torniamo ai numeri, che difficilmente possono mentire: a oggi un solo vaccinato su tre ha più di 80 anni. Eppure gli ultraottantenni in Italia sono meno di 4 milioni e mezzo e, secondo una tabella del ministero della Salute, il numero di dosi a disposizione entro il primo trimestre di quest' anno doveva essere superiore a 15 milioni e mezzo: anche a volerle dividere per due a causa dei richiami, resta evidente la sproporzione gigantesca tra le potenzialità teoriche e i fatti concreti. Quanto alle demenziali priorità stabilite, basti pensare che dieci giorni fa ammontava a oltre 246 mila la quota di insegnanti, dirigenti e impiegati del personale scolastico che avevano ricevuto almeno la prima iniezione di AstraZeneca. Con queste dosi avrebbero potuto mettere in salvo altrettanti over 80. Compreso Raoul Casadei.

 

 

 

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