Autopsia bimba cinese:
ustioni su tutto il corpo
È iniziata questa mattina, nell'obitorio dell'ospedale di Macerata, l'autopsia sulla piccola Anni, la bambina cinese di 11 anni morta il primo dicembre in un tomaificio clandestino di Corridonia (Macerata), forse per aver inalato sostanze tossiche. L'esame autoptico, disposto dalla procura, è condotto dal medico legale Antonio Tombolini. Le indagini sono ancora in corso. Anni era figlia di due immigrati cinesi regolari, che lavorano nel settore calzaturiero. La bambina frequentava la scuola elementare di Corridonia, e la sera dormiva a casa del padre – i genitori sono separati - in un paese vicino, a Morrovalle, mentre la domenica la trascorreva con la madre. Secondo l'avvocato Francesco Mantella, difensore del genitore, raggiunto da un avviso di garanzia per omicidio colposo per omessa vigilanza, la piccola non lavorava nel casolare di contrada Sarroccciano attualmente sotto sequestro dai carabinieri. Una delle ipotesi degli investigatori è che Anni raggiungesse tutti i pomeriggi il tomaificio per aiutare gli altri operai, dove, in circostanze ancora tutte da chiarire, abbia trovato la morte. All'esame autoptico, cominciato alle 9.30, partecipa anche un perito di parte nominato dalla famiglia, il dottor Stefano Tombesi. Fuori dall'obitorio il padre di Anni, Xiaoyn, passeggia nervosamente e non vuole parlare con i giornalisti. Lo fa invece la mamma della bambina, Jiang Lifen, 33 anni, scambiando qualche parola in italiano. «Mia figlia - dice - si era chiusa nel bagno del casolare, e quando alcune delle persone che erano lì hanno sfondato la porta, verso le 17.30 di martedì, stava già malissimo. Ma nessuno ha chiamato il 118, fino a quando non siamo arrivati noi genitori». Non si capisce se la donna continui a sostenere la tesi - ipotizzata in un primo momento - della folgorazione. Sembra infatti che, una volta raggiunto il casolare, i genitori abbiano trovato la bambina già agonizzante e l'hanno avvolta in una coperta, correndo in strada per chiedere aiuto a un camionista. Jiang continua a ribadire che la bambina «non lavorava» nella fabbrica: «studiava solo», ripete. L'autopsia ha comunque confermato che la piccola Anni aveva ustioni su varie parti del corpo, la cui natura non è stata ancora stabilita. Lo ha dichiarato, ad autopsia ancora in corso, il procuratore della Repubblica di Macerata Mario Paciaroni. Secondo le prime testimonianze raccolte, il tomaificio clandestino di Corridonia dove è avvenuto l'incidente è gestito da un cittadino cinese che ha affittato il casolare, e che deve essere ancora rintracciato dagli investigatori. Martedì pomeriggio, al momento della tragedia, nell'opificio erano presenti diversi operai, ma quando sono arrivati i carabinieri i cinesi rimasti sul posto erano solo tre: la convivente del padre di Anni, e altri due connazionali. L'equipaggio del 118 - che ha tentato, inutilmente, di rianimare la bambina - l'ha trovata nuda, avvolta in una coperta, e con la pelle e i capelli bagnati. «Era andata a fare una doccia, ma non usciva più dal bagno e così abbiamo abbattuto la porta», è stata la versione dei testimoni, che non convince però gli inquirenti, soprattutto per le ustioni riscontrate sul corpicino. Gli elementi oscuri in questa vicenda sono tanti: la procura ha disposto accertamenti di polizia tributaria sull'opificio, su fornitori, committenti (pare anche alcune famose griffe di moda) e clienti, e si dovrà inoltre appurare se la piccola Anni lavorasse anche lei nella fabbrica fantasma. Spetta invece alla Zona territoriale Asur valutare le carenze del tomaificio, risultate evidenti anche a una prima occhiata, sotto il profilo igienico-sanitario e infortunistico. Nella scuola che frequentava la piccola, ora c'è il dolore delle maestre e dei compagni: fiori bianchi, caramelle e disegni, un ritaglio di giornale, una stella di Natale fatta di cotton fioc, tentano di abbellire l'aula per l'arrivo del Natale. I compagni di scuola di Anni Ye hanno trasformato il banco della piccola in una sorta di piccolo altare per esprimere il loro dolore. Alla scuola elementare della frazione di San Claudio di Corridonia, frequentata dalla bambina, oggi è stato un giorno triste: i bambini hanno saputo cosa era successo alla loro compagna ieri alla fine delle lezioni e oggi l'hanno ricordata con pensieri e lacrime. «Abbiamo pianto insieme» confessano gli insegnanti, tutta la scuola si è riunita per un momento di raccoglimento. Nella sua classe, la quinta, frequentata anche da un altro bambino cinese, ci sono stati «dolore e rabbia» racconta una delle maestre. Rabbia per una morte ritenuta ingiusta da tanti bambini: «Perché è successo a lei? Aveva solo 11 anni». Pur essendo arrivata a scuola solo lo scorso settembre, Anni era bravissima: «Aveva 10 in matematica, andava bene in inglese, e faceva degli splendidi disegni» si inorgogliscono gli insegnanti. Aveva frequentato un corso di alfabetizzazione della lingua italiana e «già sapeva leggere e scrivere - dice la maestra di italiano Marina Mariani - anche se aveva difficoltà a parlare». «Era una bambina con una grandissima voglia di imparare, aveva gli occhi aperti sul mondo» ricorda l'insegnante di matematica Giovanni Splendiani, che ha promesso ai suoi alunni di fare un dvd con le immagini di Anni ad una festa della scuola. La morte della compagna ha posto per la prima volta i bambini davanti alla tragedia della morte spiegata con la dolcezza dei bambini: «Maestra, e ora che cosa scriverai sul registro? Trasferita in cielo?»