Mez, Amanda: "Ho paura
della maschera di assassina"
"Hopaura di avere una maschera da assassina forzata sulla mia pelle". Amanda Knox parla in aula, in italiano.Un buon italiano, con un chiaro accento americano. Una dichiarazione spontanea,quella della Knox, che tra le lacrime e i singhiozzi ha ringraziato “famiglia eamici che mi salvano la vita tutti i giorni”. E persino “l'accusa, che stafacendo il suo lavoro anche se non capisce. Sta cercando di portare giustizia auna persona tolta dal mondo. Mi è venuta in mente una domanda che ho scritto suun foglio bianco: come riesci a stare così tranquilla? Ma io non sono calma. Hogià scritto che ho paura di perdere me stessa e di essere definita come nonsono”. La ragazza di Seattle ha spiegato che dopo due anni di carcere si sente “delusa,triste e frustrata. Tanti mi dicono che se fossero in questa situazione sistrapperebbero i capelli e farebbero a pezzi la cella. Io non lo faccio, non mibutto giù, respiro e cerco di trovare il positivo. Ora - ha sottolineato ancoraAmanda - si fa la decisione. Davanti a voi mi sento vulnerabile”. In mattinata era toccato all'altro imputato per l'omicidio di Meredith Kercher parlaredavanti alla corte: Raffaele Sollecito. È un processo che fa discutere per glielementi “spettacolari” di cui finora si sono avvalsi gli avvocati della accusae della difesa è quello in corso a Perugia: canzoni, favole, oggetti sono stateportate in aula, a sostegno delle loro tesi. Nel suo intervento il magistratoha ricostruito l'orario di arrivo della polizia postale nella casa divia della Pergola, teatro dell'omicidio, in base alle immagini registrate dallatelecamera di sorveglianza del parcheggio antistante l'abitazione la mattinadel 2 novembre del 2007: «cinque minuti prima» della chiamata fatta da RaffaeleSollecito al 112 per denunciare un furto. Secondo la Comodi, «l'autore del reatodà l'allarme per allontanare il sospetto da sé. Un meccanismo che non richiedeuna mente criminale». Replicando e respingendo l'ipotesidelle difese di una possibile contaminazione dei reperti biologici, il pm hasottolineato che “nemmeno uno spillo che era fuori la camera di MeredithKercher è stato portato dentro. Come potevano le tute e i guanti appositamenteutilizzati dalla polizia scientifica trasmettere il Dna di Raffaele Sollecito?”.E ancora: “Come potete spiegare nella motivazione della sentenza la contaminazionedel gancetto (quello del reggiseno della vittima - ndr)? Sul gancetto èstato trovato anche il cromosoma Y di Sollecito e non solo il suo profilogenetico”. L'avvocato ha portato in aula un reggiseno per mostrare comequello di Meredith sia stato tagliato secondo la ricostruzione accusatoria. Hachiuso il suo intervento, di fronte alla Corte d'assise di Perugia, citando la favoladei Tre porcellini, rispondendo all' avvocato Giulia Bongiorno che nellasua arringa, come difensore di Raffaele Sollecito, aveva citato una canzone di SergioEndrigo: “Ognuno dei tre porcellini - ha detto il magistrato - costruisceuna casa: una di paglia, abbattuta dal lupo con un soffio, un'altra di legnoche il lupo fa crollare con una spalla, e la terza di mattoni, che resiste atutti gli attacchi. Le prime due sono le difese di Sollecito e di Amanda Knox.La terza è la casa dell'accusa, fatta di mattoni messi uno sull'altro che dannoun assetto stabile e immodificabile”. Altro che “una casa senza tetto e senzacucina”, ha detto la Comodi. Alle affermazioni dell'accusa harisposto Sollecito: “Non ho ucciso Meredith e non ero in quella casa.Ogni giorno che passa spero che il vero colpevole confessi. Vi chiedo direstituirmi la mia vita”. Il giovane ha sottolineato di «avere ancora fiducianella giustizia». E ha aggiunto: “State per decidere della mia vita e qualsiasiparola dirò sarà meno di quello che sento. Non sto vivendo un incubo, masopravvivo a una situazione drammatica. Sono coinvolto in una vicendaassurda di cui non so nulla. Ho ascoltato il pm e non ho ancora capito qualesia il mio ruolo. Sento dire che Amanda ha ucciso Meredith per questioni legateall'igiene e agli uomini. Un quadro che stento anche solo ad immaginare. Vorreicapire perché io ho partecipato all'omicidio. Non trovo i motivi”. Sollecito haquindi affermato di essere stato dipinto come un “cane al guinzaglio. Mignini -ha proseguito - ha detto che ero Amanda-dipendente, ma l'avevoconosciuta solo pochi giorni prima del delitto. Ero molto affezionato a lei, masi trattava di un legame tutto da verificare. Non esiste alcuna dipendenza e seAmanda mi avesse chiesto qualcosa che non condividevo avrei detto no come miera già successo con altri miei amici. Figuriamoci se mi avesse chiestoqualcosa di terribile come uccidere una ragazza. Non sono mai stato unviolento, non lo sono e non lo sarò mai”.