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Giuseppe Remuzzi su vaccini e trombosi: "I casi vanno capiti e chiariti. Le vittime avevano ben poche probabilità di morire per il Covid"

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"E importante riflettere su questi eventi": Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, ha affrontato la questione vaccini e trombosi in un'intervista al Corriere della Sera. Secondo lui, la sospensione di AstraZeneca e Johnson&Johnson per indagare su eventuali effetti collaterali è stata giusta: "Proprio il fatto che appena si vede un problema, per quanto raro, ci si ferma e si cerca di capire, deve aumentare la fiducia delle persone nel nostro sistema di controllo".

 

 

 

Il professor Remuzzi, pur dicendo che le complicanze trombotiche associate ai vaccini sono molto rare, non condivide i paragoni che spesso vengono fatti, per esempio con le probabilità di restare vittima di un incidente aereo: "Mi capita sempre più spesso di ascoltare questi paragoni. E non mi convincono. Non bisogna soffiare sulle paure, ma non bisogna neppure esagerare dall’altra parte, perché potrebbe essere controproducente. Quelle trombosi, in quelle sedi del corpo, non sono frequenti, soprattutto non nelle giovani donne. È molto probabile che siano legate al vaccino. Non può essere una coincidenza, un accidente come la caduta di un aereo o il morso di un cane". Anche se le trombosi sono rare, però, secondo Remuzzi "i medici devono comunque sapere che questa cosa può succedere. E devono sapere quali sono i sintomi che manifestano le persone più soggette a questi effetti indesiderati. Ecco perché è così importante riflettere su questi eventi". 

 

 

 

Anche se questi stop rischiano di rallentare la campagna vaccinale, per Remuzzi è comunque importante indagare: "Non c’è alcun dubbio sul fatto che continuare a usare questi vaccini salva migliaia di vite. Tuttavia questi rari casi vanno capiti e chiariti. Altrimenti rimarrà sempre una nuvola di sfiducia. Quelle donne avevano ben poche probabilità di morire per il Covid. È bene dirlo. Saranno anche pochi decessi, ma vanno conosciuti e investigati, per evitare che si ripetano". Il professore, poi, ha elogiato il metodo britannico: "Gli inglesi sono stati spericolati ma hanno raggiunto grandi risultati. Adesso hanno il crollo dei contagi, delle morti e delle terapie intensive. Ma sono anche d’accordo con chi sostiene che abbiano fatto una scommessa rischiosa".

 

 

 

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