Garlasco, il pm chiede 30 anni
"Stasi ha mentito"
È cominciata stamattina a Vigevano l'udienza del processo con rito abbreviato nei confronti di Alberto Stasi imputato per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa nella villetta di Garlasco il 13 agosto 2007. I pm Rosa Muscio e Claudio Michelucci, dopo il deposito e la discussione in aula delle perizie volute dal gup Stefano Vitelli, hanno rinnovato la loro richiesta di condanna del giovane a 30 anni di carcere senza la concessione di alcuna attenuante in quanto avrebbe agito, secondo l'accusa, con crudeltà e sevizie. Tale richiesta di condanna era già stata avanzata al giudice lo scorso aprile prima dello stop al processo dovuto alla necessità di nuovi approfondimenti istruttori disposti dal gup Vitelli. In aula come ad ogni udienza da un lato ci sono i familiari di Chiara insieme al loro legale e dall'altro Alberto Stasi con il pool difensivo. Come è stato riferito, Stasi oggi è agitato anche se ritiene che dalla sua parte ci siano gli esiti delle perizie. Il pm Rosa Muscio ha cominciato a elencare tutte le prove raccolte contro il giovane. Da quanto è filtrato dall'aula il pm ha riconsiderato l'ora della morte di Chiara, ipotizzando che sia avvenuta dopo le 12.30 di quella mattina e non come ha sempre sostenuto la parte civile tra le 9.12 e le 9.35, orario in cui Alberto ha acceso il computer, e nemmeno come hanno indicato i periti medico legali nominati dal gup, dalle 7 alle 12.30: «Chiara Poggi è morta nella seconda metà della mattinata». Nel posticipare l'ora del delitto la Muscio si è basata su quanto è stato indicato dalla perizia informatica firmata dagli ingegneri Roberto Porta e Daniele Occhetti: la mattina del 13 agosto Alberto rimase al computer dalle 9.35 alle 12.20. Inoltre il pm ha tentato di smontare la perizia medico-legale e che è impossibile che Alberto quando ritrovò il cadavere della sua fidanzata non si sia sporcato le scarpe di sangue. E poiché le suole delle Lacoste consegnate dal giovane agli investigatori sono risultate pulite, vuol dire che «ha mentito». Prima di passare la parola al collega Claudio Michelucci, la Muscio ha spiegato che gli esiti delle quattro perizie non hanno spostato le conclusioni dell'accusa: «Tutte le perizie non hanno modificato il quadro accusatorio, per cui chiederò l'affermazione della penale responsabilità di Alberto Stasi». Michelucci ha di nuovo sostenuto che Alberto avrebbe detto solo «falsità» riguardo al ritrovamento del cadavere della sua fidanzata, definito una «messa in scena». Inoltre il magistrato ha passato in rassegna anche la telefonata al 118, con cui il giovane diede l'allarme della morte di Chiara: secondo l'accusa la chiamata è partita quando Alberto era già davanti alla caserma dei carabinieri di Garlasco e non davanti alla villetta di via Pascoli dove è stato commesso l'assassinio. In più Michelucci ha sottolineato che Stasi non era assolutamente allarmato e ha descritto il suo tono di voce di una freddezza agghiacciante. Al termine della requisitoria il pm Rosa Muscio hachiesto che Alberto venga condannato a 30 anni senza attenuanti, il massimodella pena prevista in caso di processo con il rito abbreviato. In aula laparola è passata alla parte civile rappresentata dal legale Gian Luigi Tizzoni.