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Funivia Stresa Mottarone, Bechis spulcia le carte: "Impianto a rischio? Si capiva già prima del crollo"

Franco Bechis
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L'atto è quasi lapalissiano: il 29 maggio scorso la comunità finanziaria ha deciso di fare precipitare la valutazione della solidità della società Ferrovie del Mottarone, con la comunicazione che ora campeggia nella relativa scheda sulla banca dati Cerved-Camere di commercio: "Variazione negativa della affidabilità", e l'aggiunta: "L'attuale valutazione è: non affidabile". Postilla: "Non esistono le premesse per la concessione di un fido". Per qualsiasi lettore ovviamente non è una sorpresa: ci mancherebbe fosse considerata affidabile dalla comunità finanziaria quella funivia dopo la tragedia del crollo della cabina e la morte di quattordici passeggeri e l'ovvio successivo sequestro dell'impianto. Ma è scorrendo quella scheda che si scopre un'altra verità. Perché alla voce "Ritagli di stampa di tenore negativo" si trova: "Non emergono notizie". E infatti non è il crollo della cabina ad avere causato l'inaffidabilità della funivia. Ma l'analisi avvenuta a fine maggio dell'ultimo bilancio di esercizio, appena depositato: quello relativo all'anno 2020. Naturalmente nulla di quel che è scritto in quelle pagine può giustificare o motivare la tragedia che è avvenuta e le responsabilità dei singoli. Ma lì c'è una verità assai diversa da quella descritta sulla stampa nei giorni successivi alla strage sulla base dei dati del 2019: l'anno della pandemia aveva messo infatti ko la società di Luigi Nerini, che era ormai vicinissima al capolinea, "non affidabile" per il sistema bancario. In un anno la società era passata da guadagnare 439.005 euro (bilancio 2019) a perderne 81.831 (bilancio 2020), ma soprattutto il fatturato si era dimezzato.

 

 

 

Chiusure e capienza

Nella nota integrativa si elenca con semplicità quello che è accaduto. "Nella stagione 2020 è scoppiata la pandemia Covid 19 e, a causa dell'emergenza epidemiologica, la Funivia è stata chiusa dall'8 marzo al 29 maggio, per disposizione del Dpcm, e nel mese di dicembre attiva solamente dal 19 al 23. I giorni di chiusura relativi alla stagione 2020, nei quali abbiamo dovuto sospendere il servizio, sono stati 108 in totale". E poi: "Per disposizione del Ministero dei Trasporti, dalla riapertura dell'impianto il 30 maggio 2020 è stata ridotta la capienza delle cabine. Nel 2019 sono stati trasportati n. 107.587 utenti, mentre nel 2020 n. 50.453. Nel 2020 vi è stato un calo del 53% di affluenza rispetto all'anno precedente e di con seguenza anche un calo di fatturato pari ad euro un milione circa". Infine (la relazione è datata primo aprile 2021) si avverte: "Il protrarsi delle restrizioni disposte anche nel 2021 a causa dell'emergenza ha determinato che, nella stagione in corso, la Funivia è stata ancora chiusa dal 1° al 15 gennaio e dal 15 marzo ad oggi. Per tutte le motivazioni di cui sopra, ne consegue un importante squilibrio del piano economico finanziario per un evento imprevedibile non imputabile al normale rischio imprenditoriale". Quelle funivie hanno visto dunque sparire un milione di incassi come conseguenza dei dpcm dello scorso anno. A compensazione, hanno ottenuto un primo ristoro dal decreto che Giuseppe Conte varò il 19 maggio 2020 di 14.324 euro e un secondo ristoro dal nuovo decreto Conte di fine ottobre 2020 per la stessa identica somma. A questa hanno aggiunto 213 euro di credito di imposta per la sanificazione, altri 1.645,05 euro di tax credit affitti e 1.500 euro di bonus una tantum della Regione Piemonte. Un milione di euro perduti con le chiusure e 32.006,05 euro di risarcimenti ottenuti. In più garanzie pubbliche per 19.834,96 euro di prestiti ottenuti per andare avanti. Ci si poteva attendere da un'azienda in queste condizioni finanziarie un investimento particolare sulla manutenzione degli impianti? Difficile dire di sì, anche se i doveri di sicurezza non dovrebbero mai venire meno e certo se le risorse non bastavano sarebbe stato saggio lanciare sos agli enti pubblici che- come il Comune di Stresa e la Regione Piemonte- sovrintendevano a quella concessione, anche correndo il rischio di perderla. E questo non è stato fatto.

 

 

 

Problema diffuso

Ma non bisogna chiudere gli occhi, perché la tragedia che è accaduta a Stresa potrebbe ripetersi anche altrove. Nel 2020 è come se fosse passato uno tsunami dentro molte piccole e medie società italiane, ed è ora di smetterla di illudersi di avere tappato la falla con quei ristori di Conte che come si vede nel bilancio delle Ferrovie del Mottarone erano cosa ridicola rispetto al danno reale. Questi numeri finora sconosciuti non servono ad alleggerire le responsabilità di chi ha tolto freni di emergenza o mancato ai propri doveri di gestore e amministratore. Ma debbono fare scattare un allarme vero, perché forse è proprio in quelle piccole infrastrutture legate al turismo, uno dei settori più in ginocchio per la pandemia, che bisogna buttare subito le risorse che arrivano dai piani europei.

 

 

 

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