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Lombardia, rilevati 81 casi della variante "Delta": i dati che spaventano anche gli esperti

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La variante "Delta", che sta creando non pochi problemi in Inghilterra, è già in Italia: sono 81 i casi rilevati nella Regione Lombardia. E mentre si passa in zona bianca e la campagna vaccinale va avanti spedita, si torna ad avere paura delle varianti. Basti pensare che in Gran Bretagna questa mutazione del virus ha fatto slittare di un mese le riaperture previste per la fine di giugno. A Milano, in particolare, preoccupa la variante indiana per via del focolaio scoppiato in una palestra di Città Studi, dove i contagi sono saliti a 12, come registrato nel bollettino dell’Ats di Milano. 

A essere spaventati sono anche gli esperti, visto che le varianti possono essere più contagiose e rendere più deboli anche i vaccini. Stando ai dati forniti in esclusiva al Corriere della Sera, sono 81 i casi di variante indiana rilevati dal 20 dicembre 2020 al 14 giugno 2021 nella Regione lombarda. La variante inglese, invece, è la più presente, con 11.373 casi, a cui seguono la brasiliana (283) e la sudafricana (79).

Osservando le quattro varianti isolate finora, inoltre, si è notato un significativo aumento di casi di mese in mese. Come riporta il Corriere, infatti, quella inglese è passata dai 20 di dicembre ai 4.342 di maggio, quella sudafricana da 1 a 30, e quella brasiliana da 3 a 120. Quella indiana inizia ad essere riscontrata ad aprile con due casi: a maggio altri 70, a giugno per ora 9. L'ultimo focolaio scoppiato a Milano, poi, ha portato a galla anche il problema dei positivi al Covid nonostante il vaccino. I farmaci, infatti, non coprono al 100 per cento ma permettono di evitare la malattia grave. In Lombardia, per esempio, su 7,3 milioni di vaccini somministrati, di cui 5,1 milioni di prime dosi, sono 18.175 i cittadini risultati positivi dopo il vaccino: 13.225 dopo la prima dose e 4.950 dopo la seconda.

Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco la presenza di variante Delta è ancora "sottostimata: in Gran Bretagna è presente nell’85% dei casi isolati, con una maggiore contagiosità del 50%. Per questo dobbiamo fare più tracciamento e genotipizzazioni: se lo facciamo ora riusciamo ad evitare il peggio".

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