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Coronavirus, mix di vaccini? "Studi limitati": anche l'Aifa deve ammettere di non saperne abbastanza

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Patrizia Popoli è presidente del Cts di Aifa: intervista da Il Giornale, ha provato a fare chiarezza sui dubbi e le paure scatenate su AstraZeneca, il vaccino anglo-svedese sul quale la comunicazione scientifica ha fatto acqua da tutte le parti, traendo in errore anche la politica. Innanzitutto Popoli ha chiarito qual è il rischio di eventi trombotici legati al richiamo con AstraZeneca: “In Italia non è stato segnalato nessun caso a seguito della seconda dose. Dai dati provenienti dall’estero sembra che gli avversi siano quasi 10 volte inferiori rispetto alla prima dose: dopo la prima circa uno su 100mila, dopo la seconda circa uno su un milione”. 

 

 

E allora se i dati sono questi, perché imporre il mix di vaccini? “È un tipo di rischio ritenuto accettabile quando la circolazione virale è alta e il rischio di morire o di ammalarsi c’è anche per i giovani. Quando invece il virus circola poco (come ora) il rapporto rischi-benefici cambia, e le indicazioni devono cambiare di conseguenza”, ha risposto la presidente del Cts di Aifa. La quale quindi non avrebbe proposto gli open day per i ragazzi: non li ha apertamente definiti un errore, ma ha fatto intendere che potevano essere evitati perché non ve ne era l’urgenza. 

 

 

Per quanto riguarda invece il mix di vaccini, la scienza è divisa e l’ex direttore di Aifa ha parlato di dati deboli: “È vero - ha ammesso Popoli - non abbiamo dati solidi come per la vaccinazione omologa, ma c’è una forte base teorica. Abbiamo studi limitati, circa 800 casi in Uk e 700 in Spagna, ma la stessa Ema aveva diffuso agli Stati un rapporto in cui aveva ipotizzato il mix di vaccini come scenario”. 

 

 

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