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Variante Delta, Roberto Battiston a Senaldi: "Tra due mesi ospedali pieni". Contagio, la bomba virale che sta per esplodere

Pietro Senaldi
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«Il numero giornaliero di nuovi contagi scendeva regolarmente da 14 settimane. Eravamo arrivati a un ventesimo rispetto al picco di infetti registrato nel novembre scorso. Poi, nell'ultima settimana, la drastica inversione di tendenza, dovuta alla variante delta, una collina che è lentamente cresciuta sotto la montagna dei positivi da variante alfa e che ora l'ha superata, grazie a un indice di contagiosità 2,5 volte superiore al virus originario». Roberto Battiston è l'uomo dei numeri. Fisico, ex presidente dell'Agenzia Spaziale, professore all'Università di Trento, è uno dei più attenti e qualificati studiosi delle statistiche della pandemia. La sua analisi non è improntata all'ottimismo.

 

 

 

 



«In realtà la seconda ondata non è mai finita» spiega, «e proprio quando si stava spegnendo la variante alfa, è arrivata la delta e tutto è ripartito. Se non interviene qualcosa che fermi la crescita, possiamo prevedere che entro fine mese arriveremo a picchi di diecimila contagiati al giorno, che nel giro di agosto arriveranno a trentamila». Quel qualcosa per Battiston è una sola cosa, ovverosia il passaporto vaccinale. «Abbiamo poco tempo prima che la situazione diventi difficilmente recuperabile. Bisogna agire fino a quando i numeri sono bassi: è inutile perdere settimane a discutere, contro il ritorno del virus ci resta un solo proiettile, e conviene spararlo subito».

 

 

 

 



Si riferisce al vaccino?
«La vaccinazione è indispensabile. Abbiamo 18 milioni e mezzo di persone che non hanno fatto neppure la prima iniezione. Siccome si procede al ritmo di mezzo milione di dosi al giorno, non è sufficiente affidarsi solo alla profilassi».
Anche lei è un tifoso del greenpass, professore?
«È la sola via per separare vaccinati e non vaccinati».
Ma non è poco democratico?
«No, regolamenta in modo diverso due categorie che sono estremamente differenti tra loro. Israele, dove stanno pensando di fare già la terza iniezione, insegna che si è completamente immunizzati solo dopo la seconda iniezione. Il greenpass tratta diversamente chi è vaccinato e chi no solo perché i rischi di morire sono quasi nulli dopo la profilassi e identici a quelli di questo inverno senza».
Cosa rischiamo se non introduciamo il passaporto vaccinale?
«Di riavere decine di migliaia di morti».
Com' è possibile, se il 36% degli italiani si è totalmente immunizzato e un altro 30% ha già fatto una dose?
«La popolazione a rischio è un terzo rispetto a prima del vaccino, ma la variante delta è quasi tre volte più contagiosa rispetto a quella originaria: bastano uno starnuto, un abbraccio, cinque minuti nella stessa stanza al chiuso per infettarsi. Sono circostanze che statisticamente compensano l'effetto profilassi, almeno finché non aumenteremo i numeri degli immunizzati».
Questo significa che quando riapriranno le scuole il virus riesploderà?
«Se i soli a non essere immunizzati fossero i ragazzi, non ci sarebbero problemi, visto che si contagerebbero tra di loro senza stare male. Ma con oltre duecentomila professori e un genitore su tre non vaccinato, le scuole rischiano di diventare di nuovo una bomba virale».
Se continuiamo a crescere a questi ritmi rischiamo di riavere un'emergenza ospedaliera?
«Nel giro di un paio di mesi, sì. Abbiamo visto che il numero base di riproduzione, Rt, sale rapidissimo; in più di mezza Italia è già oltre 1, il livello di guardia oltre il quale l'epidemia inizia a diffondersi e gli infetti attivi aumentano».
Come possiamo evitarla?
«La chiave, oltre al passaporto sanitario, che limita le possibilità di contagio ed è indispensabile, vista la più alta morbilità della variante delta, è la profilassi. In Gran Bretagna, dove il virus di fatto è riesploso, finisce in ospedale solo l'1,5% dei positivi, mentre quest' inverno ci andava il 7%. È la prova che il vaccino, anche quando non riesce a impedire il contagio, ne limita comunque gli effetti nocivi e, di fatto, elimina la mortalità».

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