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Milingo ridotto allo stato laico

"Gravi delitti contro la Chiesa"

Albina Perri
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L'ex arcivescovo di Lusaka, mons. Emmanuel Milingo, già scomunicato, è stato definitivamente sospeso dallo stato clericale e ridotto a quello laicale. Il Vaticano ha spiegato le motivazioni della decisione in un comunicato della sala stampa: «Purtroppo Milingo non ha dato prove dello sperato pentimento in vista del ritorno alla piena comunione con il Papa e con i membri del collegio episcopale, attentando nuovi delitti contro l'unità della Santa Chiesa». Si fa riferimento alle nuove ordinazioni episcopali cui l'ex arcivescovo ha proceduto nei mesi scorsi. Il direttore della sala stampa, padre Federico Lombardi, ha spiegato che non si conoscono le esatte modalità di queste ordinazioni né il numero preciso di vescovi su cui sarebbero state effettuate, «forse tre», tuttavia «la Chiesa non le considera valide». Questi «presunti vescovi», dunque, rimangono «nello stesso stato canonico di prima» perché «non c'è stato modo di verificare come sono state fatte le ordinazioni». Secondo il Vaticano, «tali gravi delitti sono da ritenere segno comprovante della persistente contumacia di Emmanuel Milingo», che va punita con «l'ulteriore pena della dimissione dallo stato clericale». Tra le conseguenze del provvedimento vi è che «risulta illegittima la partecipazione dei fedeli ad eventuali nuove celebrazioni promosse» da Milingo, il quale rimane legato al solo «obbligo del celibato» mentre perde tutti gli altri «diritti e doveri connessi allo stato clericale». Il comunicato sottolinea inoltre che «la dimissione dallo stato clericale di un vescovo è un fatto del tutto eccezionale» e che «la Chiesa conserva tuttavia la speranza nel suo ravvedimento». Milingo, già sposatosi e poi separatosi dall'agopunturista sudcoreana Maria Sung, era poi tornato a convolare a nozze con la signora nel 2001 ed aveva fondato un'organizzazione per il celibato sacerdotale. A quel punto la Santa Sede lo aveva «sospeso» dalle sue funzioni di vescovo. La scomunica era invece arrivata il 26 settembre 2006 in seguito all'ordinazione illegittima di quattro vescovi avvenuta a Washington il 24 settembre 2006.

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