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Green Pass, le conseguenze: l'inquietante caso del Museo egizio linciato sul web

Luca Beatrice
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Il clima ambiguo e velenoso tra no vax-no pass, alimentato da ignoranza e competenza fai da te, nonché strumentalizzata e utilizzata a secondi fini, arriva anche nel mondo della cultura. Come da tempo annunciato, il prossimo 6 agosto scatterà l'obbligo di Green pass per entrare nei teatri, musei, cinema, concerti, eventi sportivi. È una decisione del governo e per chi non si adatterà fioccheranno multe, chiusure, denunce penali per procurata pandemia. Per non doversi trovare nella spiacevole condizione di rimandare indietro un visitatore sprovvisto del certificato, magari un turista proveniente da lontano, il Museo Egizio di Torino ha pubblicato ieri, con una settimana di anticipo, l'avviso dell'entrata in vigore della normativa, gesto di premura ed educazione nei confronti del pubblico. Molti hanno apprezzato, altri e non pochi hanno inondato il sito del museo di insulti di tale tenore: vergogna, potete chiudere per sempre e via di seguito deliranti accuse di discriminazione, sperando nel fallimento, minacciando di non metterci più piede. Non sono bastate evidentemente le ripetute serrate che hanno rischiato di mettere in ginocchio il sistema della cultura, chiamata a fronteggiare perdite, riprogrammare le attività e organizzare lavori di miglioria per rendere sicure le visite. A tal proposito si attendono semmai regole più precise anche per il personale interno (o quello esterno cui di solito vengono appaltati servizi extra, come le guide), poiché al momento non è ancora stato esteso loro l'obbligo di Green Pass.

 

 

 

Non è stato sufficiente che Christian Greco, direttore del Museo Egizio, abbia aperto proprio in questi stessi giorni il G20 della cultura davanti al presidente Draghi, sostenendo l'urgenza di sostenere ancor di più il patrimonio culturale da dove ripartire nel segno della civiltà e del pluralismo. Proprio Greco, nei giorni più drammatici della prima chiusura, fu il più rapido a usare i social raccontando bellissime storie della civiltà egizia. Ora che stiamo cercando un'auspicata normalità, ecco il vociare sconcio dei leoni da tastiera che alimentano il loro analfabetismo sul sentito dire esibendosi in reazioni così scomposte che stavolta non basta definirle cretine. Evelina Christillin, presidente dell'istituzione che ricordiamo è tra le più visitate in Italia, commenta: «Rispetto le idee di tutti purché espresse con civiltà ed educazione. Noi abbiamo obbedito con convinzione a un dispositivo del governo, certi di offrire ai nostri visitatori una sicurezza in più per visitare le sale in assoluta serenità. Avvertire prima ci è sembrato segno di attenzione nei confronti di tutti, anche di chi non vorrà venire». Che succederà nelle prossime ore? Ci dobbiamo aspettare le stesse reazioni per gli Uffizi, i Musei Vaticani, la Biennale di Venezia, la Pinacoteca di Brera? Personalmente non me ne preoccupo troppo: gli ignoranti nei musei non ci vanno ora, non ci andavano prima e non ci andranno poi. 

 

 

 

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