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Papa Francesco e le dimissioni dell'Arcivescovo di Parigi: "Il peccato carnale non è grave"

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I peccati di carne non sono i più gravi. Papa Francesco, di ritorno al viaggio di 5 giorni tra Cipro e Grecia, si confida con il Corriere della Sera e spiega perché ha accettato le dimissioni dell'arcivescovo di Parigi Michel Aupetit, travolto da uno scandalo sessuale causato da alcune mail private inviate a una donna, sua amante. "Lei mi domanda: cosa ha fatto di così grave da dover dare le dimissioni? Non lo sa? Prima di rispondere dirò: fate un’indagine - premette Bergoglio, iper-garantista -. È stato condannato? E chi lo ha condannato? L’opinione pubblica. Se voi sapete perché, ditelo. È stata una sua mancanza, contro il sesto comandamento, ma non totale".

 

 

 

 



Quindi le parole che faranno storcere il naso a parecchi negli ambienti più ortodossi della Chiesa cattolica: "Le piccole carezze, i massaggi che faceva alla segretaria, così sta la cosa. E questo è un peccato, ma non è un peccato grave. I peccati della carne non sono i più gravi - sottolinea il Santo Padre -. Così Aupetit è un peccatore come lo sono io, come è stato Pietro il vescovo su cui Gesù ha fondato la Chiesa e che lo aveva rinnegato".

 

 

 

La difesa di Francesco affonda le radici per così dire teologiche nell'origine della Chiesa: "Come mai la comunità del tempo aveva accettato un vescovo peccatore? Era una chiesa normale, nella quale si era abituati a sentirci tutti peccatori, umili. Si vede che la nostra Chiesa non è abituata a dire vescovo peccatore, siamo a abituati a dire che è un santo, il vescovo. Il chiacchiericcio cresce e toglie la fama di una persona. Il suo peccato è peccato, come quello di Pietro, il mio, il tuo. Ma per il chiacchiericcio, un uomo al quale hanno tolto la fama così non può governare. Questa è una ingiustizia. Per questo ho accettato la rinuncia di Aupetit: non sull’altare della verità, sull’altare dell’ipocrisia".

 

 

 

 

Qualche parola anche sulla contestatissima idea, poi rientrata, dell'Unione europea di sconsigliare espressioni come "buon Natale" nelle comunicazioni ufficiali di Bruxelles. Formule "troppo cristiane" e dunque, nella visione distorta dell'euro-burocrazia, potenzialmente discriminatorie. "È un anacronismo - taglia corto Francesco -. Nella storia tante dittature hanno cercato di fare così… Napoleone, la dittatura nazista, quella comunista… è una moda di una laicità annacquata, acqua distillata, ma è una cosa che non ha funzionato nella storia".

 

 

 

Quindi l'invito all'Unione europea a riprendere in mano "gli ideali dei padri fondatori, ideali di unità e di grandezza e stia attenta a non fare la strada delle colonizzazioni ideologiche. Perché tutto ciò potrebbe portare a dividere i Paesi e a far fallire l’Unione europea. L’Ue deve rispettare un Paese per come è strutturato dentro, la sua varietà e non uniformare. Credo che non lo faranno, ma devono stare attenti. Alle volte buttano lì dei progetti come questo e non sanno come fare. Ogni Paese ha le sue peculiarità, la sua sovranità, ma il tutto in una unità che rispetta le singolarità. Per questo dico: attenti a non fare colonizzazioni ideologiche. Comunque l’uscita sul Natale è un anacronismo".

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