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Green pass, Roberto Speranza vuole "uccidere" l'Italia: meno Covid e più obblighi, cosa c'è dietro la scelta

Renato Farina
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Non siamo impazziti, e non ci siamo venduti al nemico, che resta quello lì: il Covid 19. Ma oggi insistere sul Green pass ad oltranza significa fargli un piacere: vuol dire infatti consentire al virus di incidere pesantemente sulla nostra economia, proprio quando la sua forza velenosa letale si sta riducendo. Siamo adulti e vaccinati, come si diceva una volta. Quanto all'essere vaccinati, parlano le cifre: in Italia chi si è fatto inoculare il siero costituisce il 92 per cento della popolazione sopra i 12 anni. Un dato tranquillizzante, non riguardo al contagio (sappiamo che neppure tre vaccini preservano dall'infezione), ma alla potenza dei suoi effetti sulla salute e sulla vita. E qui entra in gioco la prima parte dell'antico modo di dire: essere adulti implica l'uso della sinderesi, la quale coincide con il buon senso. Siamo tanto favorevoli alla puntura (quasi) salvifica al punto da aver auspicato si rendesse obbligatoria. Per noi, al seguito di molti costituzionalisti, la legge che imponesse questa misura di tutela della collettività, non andrebbe contro i diritti umani di nessuno. Il passaporto sanitario nel frattempo - si veda il numero 92 riportato poco sopra - è servito come incentivo per i dubbiosi ad accettare la pratica che si risolve in qualche punturina. Ci sono stati casi di effetti nocivi, non siamo ciechi. Ma il rapporto costi-benefici premia larghissimamente la scelta pro-vax.

 

 

DOVEROSO CAMBIARE
Detto questo oggi ci sembra doveroso cambiare. Non l'avversario ma i modi per affrontarlo. Il ministro della Salute Roberto Speranza, affiancato da un consulente francamente estremista come Walter Ricciardi, insiste invece sugli stessi slogan senza rendersi conto che la realtà intrinseca del virus e il contesto in cui si manifesta, è mutato. In tutti gli altri Paesi, che pure hanno imparato dall'Italia quand'era il caso, la severità delle restrizioni, adesso assecondano quello che ormai la maggioranza degli scienziati - non certo negazionisti- dicono. Niente da fare. Invece di allargare le maglie della libertà, dando modo all'economia e alla psiche della gente (anche questa è salute!) di respirare, si rende più fitta e irrazionale la trama dei divieti. Se fosse necessario per ragioni sanitarie, saremmo dei criminali, se eccepissimo. Ma qui ormai la scelta non è sanitaria, ma politica. C'è di mezzo un'ostinazione che sa di perpetuazione della volontà di dominio. Una specie di voluttà di potere al gusto di disinfettante ha afferrato la sinistra, che per mano, ma anche piede, di Speranza si esercita nell'arte del voglio-posso-comando. Quel che era giustificato e necessario in passato viene teorizzato e praticato per i tempi presenti e per quelli che verranno, rifiutando qualsiasi obiezione in nome dell'ipse dixit. A chiedere un cambio di rotta, e che finisca il tempo dell'emergenza sanitaria e con essa del green-pass non ci sono appena Salvini e Meloni, ma anche fior di scienziati nient' affatto lassisti, insieme a personaggi insospettabili di appartenenze destrorse. Concordiamo. Rendere obbligatorio indefinitamente il Green pass per recarsi al lavoro, procrastinando per saecula saeculorum le sanzioni per chi ne è privo, significa un danno sociale serio. Coincide con la perdita secca dello stipendio per un milione di lavoratori, e fin qui uno può dire: peggio per la loro ignoranza da no-vax; ma ormai il mondo intorno a loro è vaccinato, e la loro assenza dalle officine e dai laboratori determinerebbe vuoti aziendali in un momento in cui bisogna battere il ferro della ripresa finché è calda. Oggi la crisi sociale e le psicosi che in modo massiccio colpiscono giovani e non solo loro, è più minacciosa del virus, che è possibile contenere e depotenziare senza ulteriori indurimenti della libertà di movimento. Mentre Omicron, come dice la parola stessa traducendola dal greco, si fa piccina, ripeto, è una scelta politica non sanitaria prorogare l'emergenza con le sue ormai bizantine applicazioni. Se l'emergenza sanitaria scema, non è proprio il caso di insistere con metodi draconiani ch' erano sacrosanti quando si trattava di smorzarne la furia assassina, ma oggi si tratta di conviverci. Tenere il cannone ad alzo zero rischia di renderci vittima del fuoco amico.

 

 

ESERCIZIO INUTILE
Lo scrive qui uno che è portato all'ossequio, al punto che mi piace esibire il Green Pass a richiesta, perché mi fa sentire promosso e arruolato. Ma questo ormai da esercizio doveroso è diventato se non dannoso, come minimo inutile. Non siamo isolati nel sostenere questi concetti tra coloro che sono classificati pro-vax. Su Repubblica esprime le stesse tesi Yascha Mounk, uno scienziato politico tedesco-americano che insegna presso la John Hopkins University. Che per chi ne fosse ignaro è un nemico giurato del cosiddetto populismo, tanto per intendersi sui suoi orientamenti politici. Era per le misure da lock-down rafforzato. «Rimango convinto fosse la cosa giusta da fare», sostiene, ma «è ora di riaprire tutto». Intanto il duo sciagurato Speranza-Ricciardi annuncia: «Green pass fino al prossimo inverno». Di quale secolo?

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