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Green pass, la denuncia di Luca Zaia: il dramma dei profughi vaccinati con Sputnik, "non possono fare nulla"

Antonio Castro
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L'emergenza profughi ucraina porta in dote un allarme nuovo sanitario e l'improrogabile necessità di snellire le procedure burocratiche per consentire i promessi ricongiungimenti familiari. A indicare i rischi imminenti per l'Italia è stato ieri il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia. Già alla mezzanotte del 1 marzo il Viminale ha censito l'arrivo di 3.840 i cittadini ucraini. Ma si tratta solo dei primi arrivi. Intervenendo, in videoconferenza a un vertice tra la Conferenza tra i presidenti della Regioni e delle Province autonome e il capo della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, Zaia affrontata il problema sottovalutato del riconoscimento dei vaccini extra Ue (nell'Est Europa viene adottato il russo Sputnik).

 

 

 

DA AUTORIZZARE

Al 26 febbraio scorso solo il 35,6% della popolazione ucraina (circa 40 milioni), aveva effettuato almeno una dose (15 milioni di ucraini). E soltanto l'1,7% il richiamo (752.581 persone). Il problema è ben noto negli ambienti sanitari italiani e internazionali. È stato attivato ieri un coordinamento tra il ministero della Salute, la Protezione Civile e le Regioni. Sempre ieri l'Alto Commissario Onu per i rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi, ha riferito che più di 870mila persone hanno lasciato l'Ucraina. «E prevediamo che il numero aumenterà rapidamente». E fra i rischi ventilati c'è quello legato a Covid-19. «È probabile che i movimenti di massa della popolazione», ha rilanciato il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, «contribuiscano ulteriormente alla trasmissione del virus». Al momento- da dati parziali - oltre la metà degli ucraini fuggiti (il 51,9%, pari a 453.982 persone), si trova in Polonia. In Ungheria sono stati registrati 116.348 rifugiati, il 13,3%. E la Moldavia ne ha accolti 79.315 (9,1%). Ma gli spostamenti varieranno. E da noi, dopo le poche migliaia dei primi giorni, ne dovrebbero arrivare molti di più. Secondo l'Istat in Italia risiedono 235.953 ucraini (censimento l 1 gennaio 2021). È probabile che le 183mila donne e i 52mila uomini che risiedono da noi chiederanno il ricongiungimento familiare. Si stima un afflusso di circa 700mila rifugiati. La rete nazionale delle prefetture italiane è stata allertata per l'accoglienza e la ripartizione che probabilmente seguirà la presenza geografica. Lombardia, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Veneto registrano la stragrande maggioranza delle presenze ufficialmente censite. Zaia ha ben chiara l'emergenza che sta per precipitare sulle amministrazioni locali. «I profughi», anticipano Zaia, «arrivano pressoché in tutte le regioni italiane e, secondo stime attendibili, ne sono attesi circa 700mila. Abbiamo perciò deciso di avviare dei piani operativi regionali di Protezione civile per coordinare al meglio l'accoglienza. Alcune Regioni saranno interessate più di altre soprattutto dai ricongiungimenti familiari, e tra queste c'è il Veneto».

 

 

 

SVELTIRE LE PROCEDURE

Per evitare pasticci il governatore veneto chiede una rapida «sburocratizzazione. Per tarare al meglio i nostri interventi sul territorio, naturalmente nel rispetto di un necessario coordinamento nazionale». Insomma, «servono strumenti agili e veloci per superare i lacci burocratici e rendere il più facile possibile il riunirsi delle famiglie». Nell'ottica di offrire una ospitalità di lungo-medio periodo Zaia suggerisce di mettere mano alle autorizzazioni del «decreto flussi per favorire le assunzioni dei profughi che cercano lavoro». E anticipa: «Io stesso ho ricevuto disponibilità da tutto il mondo imprenditoriale, turistico, agricolo. Ma è necessario che l'Ema riconosca la validità del vaccino anti Covid Sputnik, utilizzato in Ucraina, per non creare ulteriori difficoltà sul piano della sanità pubblica». E che sia «attuata in fretta una deroga al Super green pass, che nessuno di questi disperati può ovviamente avere», taglia corto. 

 

 

 

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