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Supermercati vuoti? Attenzione a questi prodotti. Quali potrebbero sparire dagli scaffali e da quando

 Supermercato

Attilio Barbieri
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Per ora l'invasione russa dell'Ucraina ha avuto effetti contenuti sul carrello della spesa. Gli unici prodotti soggetti a razionamento sui punti vendita sono gli oli di semi. Girasole e mais. Potrebbero sparire dagli scaffali entro il mese di aprile, per l'interruzione dei rifornimenti dalle zone di guerra. Nessun rischio per l'olio d'oliva e tanto meno per il burro o per i formaggi. L'Europa è largamente autosufficiente per quasi tutte le derrate alimentari, inclusa la carne. Semmai l'emergenza potrebbe scattare se davvero si interrompessero le forniture dall'Europa orientale di mais destinato all'alimentazione animale. Come ha spiegato Assalzoo, qualora la catena di fornitura dovesse saltare, tempo un mese e bovini da carne e suini rimarrebbero senza mangimi. E a quel punto potrebbero sorgere notevoli problemi per l'approvvigionamento di carni e salumi.

In questo momento non c'è motivo per riempire i carrelli e le dispense. La corsa all'accaparramento di certi prodotti come l'olio di semi di girasole o la farina «in situazioni nelle quali siamo tutti impreparati è sicuramente dovuta alla psicosi», spiega Carlo Alberto Buttarelli, direttore dell'ufficio studi e delle relazione di filiera di Federdistribuzione, l'organismo di rappresentanze della catene di super e ipermercati. «Il conflitto in Ucraina aggrava una situazione di pressione sui prezzi dovuta a diversi fattori da vari mesi e potrebbe anche determinare un'ulteriore rialzo dei prezzi oltre che una carenza di prodotto nell'arco di qualche mese, ma le condizioni reali oggi sulla disponibilità delle derrate alimentari», aggiunge, «non sono queste, carenza di prodotto non si vede. Anche se gli scenari sono imprevedibili». Generalmente quando ci sono aumenti dei prezzi, osserva Buttarelli, «la gente compra meno e non di più, ma basta una fake news come quella dei giorni scorsi su un blocco dei trasporti per 15 giorni ad aver fatto scattare in Sardegna la corsa all'accaparramento». Le catene della grande distribuzione sottolineano che il limite di pezzi acquistabili, scattato nei giorni scorsi per alcuni prodotti rari, ha lo scopo di evitare che ad esempio i ristoratori ne facciano incetta. Svuotando i banconi.

 

 

ALLARMI INFONDATI - Anche per lo zucchero gli allarmi sono del tutto ingiustificati. L'Unione europea è il terzo produttore mondiale, con 17,5 milioni di tonnellate. Abbiamo scorte sufficienti per arrivare alla prossima campagna di raccolta delle barbabietole, da cui si ottiene il dolcificante naturale bianco. Qualche rischio sussiste invece per la pasta. Segnatamente per quei produttori come Divella e De Cecco che importano la maggior parte della materia prima, il grano duro. Rispetto al decennio scorso, tuttavia, un numero crescente di pastai si è convertito al 100% made in Italy. Dopo La Molisana e Agnesi, pure Barilla con la linea azzurra e la recentissima linea rossa - pasta trafilata al bronzo - impiega soltanto semola di grano duro di provenienza nazionale. Semmai i problemi potrebbero sussistere qualora i trasportatori - schiacciati dal caro carburante che li ha portati a viaggiare in perdita - diano corso al blocco annunciato per la prossima settimana. In quel caso e se il fermo durasse più di qualche giorno- potrebbe scattare l'allarme. Ma non perché i prodotti manchino. A interrompersi sarebbero soltanto le consegne. In questa eventualità, però, la penuria riguarderebbe tutte le referenze indistintamente, anche se prima sparirebbero alcuni prodotti e poi altri. A sparire nel giro di due o tre giorni sarebbero i cibi deperibili. Parecchia frutta e verdura, le insalate, il pesce, il latte fresco non microfiltrato. Possibili carenze di alcuni tipi di carne, latticini e formaggi a pasta morbida, come la crescenza e lo stracchino. In presenza di un blocco a oltranza dell'autotrasporto, possibile ma non probabile, visto anche che non tutte le sigle aderiscono allo stop previsto da lunedì prossimo, i banconi comincerebbero a svuotarsi dal quinto giorno in poi, anche se con i probabili accaparramenti i tempi potrebbero ridursi parecchio.

 

 

BANCONI DESERTI - Dal decimo giorno di fermo delle consegne comincerebbero a scarseggiare anche le altre referenze, come scatolame, surgelati, riso, pasta, carni e formaggi a pasta dura. Ma pure in questo caso il lasso di tempo potrebbe accorciarsi parecchio e riguardare non soltanto i supermercati, visto che l'85% delle merci viaggia su gomma. Giusto per capire cosa stia accadendo, con gli attuali costi dei carburanti - il diesel ha superato i 2 euro al litro e cresce ancora - i trasportatori spendono 1,50 euro al chilometro. Per rientrare dai costi e avere un minimo di margine dovrebbero chiederne ai committenti almeno 1,60. Così non è. E molti viaggiano con tariffe vicine ai 90 centesimi di euro al chilometro. Ecco perché hanno deciso di fermarsi. Quasi sicuramente aderiranno al fermo i camionisti sardi e quelli iscritti a Fiap, Federazione italiana autotrasportatori professionali e a Trasportounito. L'Unatras, invece, aspetterà l'incontro di martedì 15 al ministero dei Trasporti e poi deciderà il da farsi. Conftrasporto, invece, si fermerà il 19 marzo, sabato della settimana prossima. Alcune sigle parlano di fermo di due settimane. Ma ben difficilmente si arriverà a tanto.

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