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Maria Rita Gismondo asfalta Speranza: "Mascherine, le conseguenze sul sistema immunitario"

Maria Rita Gismondo  

Simona Bertuzzi
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Calano i contagi e il tasso di positività ma a scuola i ragazzi restano imbrigliati in mascherine soffocanti. Persino il sottosegretario alla salute Andrea Costa ha invocato un decreto in tempi brevi per liberare gli studenti dall'obbligo di indossarle almeno in questi ultimi giorni di lezione e in previsione della maturità.

Qualcosa non torna professoressa Gismondo.
«Penso che le mascherine in questo periodo dell'anno siano più negative psicologicamente e socialmente che positive. C'è un'incoerenza di fondo in una direttiva che non prevede di portarle in ogni ambiente. I ragazzi devono indossarle a scuola ma possono toglierle quando vanno in luoghi di gioco o nelle palestre. Capisce che non ha senso».

Maria Rita Gismondo è direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano. In prima linea nella lotta alla pandemia, non ha mai risparmiato critiche al governo sulle restrizioni sin qui adottate. E anche adesso che si va verso un definitivo allentamento delle misure delinea le contraddizioni di una politica che ha indugiato, annaspato e si è talvolta nascosta dietro improbabili evidenze scientifiche per imporre le sue scelte.

Ma sono davvero dannose per i ragazzi queste mascherine?
«Pensiamo al caldo di questi giorni. A certe classi del sud con 40 gradi di temperatura. Se noi respiriamo dentro microambienti umidi dove facilmente si concentrano batteri e virus rischiamo delle infezioni e ne risente la pelle del viso. Aumentano i rischi di reazioni cutanee e i ragazzi con acne possono andare incontro a recrudescenze infettive».

Sulle protezioni, ammetterà, si va in ordine sparso ovunque...
«Ma le sembra possibile che il parrucchiere indossi la mascherina e il cliente invece no? Che in discoteca siano facoltative e al teatro o al cinema imposte? Senza entrare nel fondamento scientifico di questa misura che è stato provato solo in alcuni momenti della pandemia, faccio un appello al governo per una maggior coerenza. O dappertutto o da nessuna parte».

Burioni insiste che sono necessarie.
«Abbiamo dati poco attendibili e i parametri vengono valutati in modo diverso. La mascherina evita il contatto con il virus ma indebolisce il sistema immunitario dei bambini rendendolo più suscettibile alle infezioni. In un momento in cui il virus sta circolando così tanto munirsi di mascherina a momenti alterni e a seconda dei luoghi è un'inutilità».

 

 

 

Cosa intende quando dice che esistono dati poco attendibili?
«Non ci sono lavori scientifici che provino l'utilità della mascherina nei bimbi. Quando è stato chiesto quali motivazioni e studi supportino l'obbligo di mascherina a scuola il direttore generale del ministero della salute, Giovanni Rezza, ha risposto che questa amministrazione non ha nessuno di questi documenti. Siamo al punto che il ministro Speranza viene smentito dal suo direttore generale».

In Usa hanno eliminato le mascherine ma stanno aumentando i contagi.
«Persino nei lockdown le mascherine non hanno impedito le ondate di ripresa. Anche un esperto del comitato tecnico scientifico come Donato Greco ha espresso le sue perplessità al riguardo. Queste misure hanno contenuto la diffusione del virus in alcuni periodi della pandemia ma dire che hanno avuto un ruolo determinante è esagerato... Piuttosto fungono da coadiuvante in un sistema di contenimento delle ondate di contagi che se devono arrivare arriveranno lo stesso. Questo per dire che il picco di casi in Usa può essere dovuto a tanti fattori, le varianti, il clima, i modi di vivere... sa qual è il peccato originale di questa pandemia?».

Melo dica lei...
«La mancanza di coerenza. Sono due anni e mezzo che la gente non capisce. Ed è colpa della politica che ha adottato una comunicazione deleteria, poco trasparente, persino terroristica e non ha mai mirato al coinvolgimento delle persone. Ma la gente non è stupida, a forza di dire parziali verità, nessuno crede più a niente».

Al di là delle restrizioni, molti di noi faticano a togliere la mascherina...
«È un atteggiamento simile alla sindrome della grotta durante il lockdown. Ci si rifugia in qualcosa di familiare pensando di ripararsi dal male, noi ci siamo chiusi in casa e abbiamo avuto paura quando è arrivato il momento di uscire. Con la mascherina accade lo stesso... ci sentiamo diversi e responsabili di chissà cosa togliendola. Pensi solo ai bimbi delle elementari.
All'improvviso il compagno di scuola che era come un fratello da abbracciare è diventato il nemico e l'untore da cui stare lontano. Ma si rende conto degli effetti psicologici devastanti?».

Lei ha detto che il long covid non ci abbandonerà.
«Noi oggi possiamo parlare in base a una casistica osservata a un anno o due di distanza. E le dico che per quelli che sono i dati disponibili, un 10,15 % di persone che hanno contratto il covid ha manifestato lunghe sequele a volte fino a sei / otto mesi, con sintomi quali stanchezza e dolori muscolari. Ma c'è uno studio inquietante, e ancora da appurare, secondo cui una percentuale limitata di guariti da covid nel tempo ha subito una riduzione della massa cerebrale, e questo è l'effetto che più mi preoccupa».

Il governo preme per la quarta dose.
«C'è una fascia di popolazione fragile che può trarre giovamento dalla quarta dose anche in questo momento di bassi contagi. Ma le persone sane che si vaccinano oggi inoculano un vaccino vecchio rispetto al quale le monovarianti hanno meno sensibilità del virus iniziale. Anche perché vaccinarsi adesso significa raggiungere la copertura quando il virus è al minimo cioè in estate. Esistono ragioni sanitarie e anche economiche per aspettare il nuovo vaccino aggiornato e riprendere lo schema dell'influenza magari allargando la profilassi e raccomandandola a tutta la popolazione. La mia sensazione è che finiremo per avere un vaccino combinato contro l'influenza e il covid... un unico vaccino che porterà vantaggi dal punto di vista sanitario e logistico».

Lei è stata fortemente critica rispetto al Green pass.
«Non critico la misura ma l'incoerenza e il modo in cui è stata utilizzata. Il green pass è un certificato di vaccinazione, se una popolazione deve vaccinarsi un certificato deve esibirlo. Ma è stato usato subdolamente per indurre tutti alla vaccinazione con un danno importante. Si diceva "ho il green pass dunque sono sicuro e posso stare con altri vaccinati". Molti hanno contratto l'infezione in questo modo».

 

Cosa pensa di Speranza?
«Diciamo che se fossi stata nel comitato tecnico scientifico del ministero alcune decisioni le avrei fortemente sconsigliate. È un ministro con cui non mi troverei a mio agio a collaborare perché abbiamo vedute diverse sulla sanità».

Che estate sarà professoressa?
«Predire il futuro non è il mio mestiere, noi possiamo solo fare ipotesi in base alla storia della virologia. L'ipotesi è che sarà un'estate tranquilla con una circolazione del virus ridotta, come sempre succede col caldo».

E quando sarà finita?
«Per dire che la pandemia è finita e il virus è diventato più buono dobbiamo aspettare l'autunno. Ma è un buon termine di raffronto guardare all'altra parte del mondo. In Sudafrica dove i vaccinati sono il 30% della popolazione e c'è l'autunno che tende verso l'inverno - quindi il periodo più critico per la diffusione del virus - il covid circola ampiamente ma senza conseguenze gravi e speriamo varianti più gravi».

La preoccupa il vaiolo delle scimmie? Che rischi ci sono?
«Non bisogna terrorizzarsi accostandolo al vaiolo umano. È una malattia che quasi nella totalità dei casi è autolimitante in qualche settimana. I casi sono molto pochi. Una corretta sorveglianza ha tutte le possibilità di bloccare i contagi. Il nostro laboratorio è pronto per un'eventuale diagnosi. Dobbiamo solo rispettare le comuni norme igieniche».

Dica la verità, le manca la ribalta dei mesi passati?
«Non mi manca perché è stato molto difficile mantenere la discussione in termini di collaborazione scientifica. Quei dibattiti da cui mi sono ritirata erano diventati salotti dove giornalisti tuttologi andavano a correggere noi tecnici...Francamente ne faccio a meno».

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