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Vaccini, quanti milioni ne buttiamo: il disastro di Speranza, cosa accadrà ad agosto

Roberto Speranza

Pietro Senaldi
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Venghino signori venghino, i vaccini sono in scadenza. Non perché siano quasi finiti, visto che ne abbiamo comprati trecento milioni e iniettati meno della metà (138 milioni), ma nel senso che a breve non saranno più efficaci, e a detta dei medici, non dei no vax del porto di Trieste. Il 16/17%, più o meno 53 milioni, lo abbiamo già regalato all'Africa, un'operazione rivenduta come gesto di grande generosità, anche se quelle fiale rappresentano una goccia nel deserto immunitario del Continente Nero, ma che in realtà è stata un salvataggio in extremis, poiché erano tutte dosi che sarebbero state inutilizzabili di lì a poco. Adesso entro un mese dobbiamo smaltire oltre tre milioni e mezzo di farmaci immunizzanti, altrimenti saremmo costretti a buttarli. Casca quindi a fagiolo, manco fosse fatto apposta, il via libera dato dal governo due giorni fa perla quarta dose, non quella consigliata ai fragili o agli anziani fin da primavera ma quella caldeggiata dal ministero a chiunque abbia più di sessant'anni. D'altronde, a botte di ventimila inoculazioni quotidiane, sarebbero serviti anni per iniettare tutte le fiale in scadenza; meglio quindi allargare la platea delle braccia protese alla siringa, senza stare a guardare troppo chi le porge fiducioso.

 

 

LA NARRAZIONE
Nella narrazione del governo infatti, la quarta immunizzazione di massa nel giro di un anno e mezzo dovrebbe servire a salvare i cittadini dall'ultima ondata estiva, quella di Omicron 5, che a detta del super consulente Walter Ricciardi e di pochi, ma ahinoi influenti, esperti di Speranza, se lasciata correre, riempirà ospedali e cimiteri già in autunno. La novità però non starebbe tanto nell'ultima variante del Covid, bensì nella variata ma poco variegata opinione che la stragrande maggioranza degli esperti laureati in medicina che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi due anni e mezzo ha riguardo a una nuova ondata di vaccinazioni. La maggioranza di essi infatti ostenta scetticismo di fronte al ritorno del fervore inoculatorio. Il direttore generale dello Spallanzani, tempio della lotta al virus, ha fatto sapere che nel suo ospedale non c'è un solo ricoverato positivo affetto da polmonite interstiziale; il che rivela che Omicron 5 è parente molto lontana del virus di Wuhan che ha fatto strage nella Bergamasca nella primavera 2020. Malgrado ci sia la cifra record di 140mila contagiati al giorno inoltre, le terapie intensive restano occupate al 5% e i decessi sono la metà rispetto a quelli di febbraio, quando i nuovi infetti quotidiani erano all'incirca quelli di oggi.

Questo significa due cose: la prima è che la nuova variante è molto meno letale anche solo di quella appena passata; la seconda è che non è neppure vero che essa sia però molto più contagiosa, visto che oggi, malgrado si viaggiin aereo e in treno senza mascherina e ci si assembri nei concerti e in piscina, abbiamo gli stessi infettati di quando coprivamo la faccia ai bambini a scuola e ci isolavamo socialmente per non infettarci, al punto da non andare a trovare i parenti in ospedale, anche se negativi. Prima dell'Italia, Omicron 5 ha colpito il Portogallo, dove si è diffusa e ha raggiunto il suo picco senza fare stragi; ma, soprattutto, dove i contagi sono iniziati a calare dopo i consueti due mesi di crescita, seguendo la curva che il Covid ha sempre osservato da che è comparso, senza che ci sia stata la corsa alla quarta dose che il nostro governo contrabbanda come unica soluzione possibile. Il nostro giornale è sempre stato pro vaccini, e continua a esserlo convintamente. Ma non si può ignorare che i virologi oggi ritengano che la quarta dose attualmente copre solo per 45 giorni - e dio ci scampi dalla quinta puntura appena tornati dalle ferie - e che il consiglio dei vari Bassetti e Zangrillo sia attendere l'autunno, quando saranno pronti i prodotti settati sulle varianti del virus.

 

 

C'è poi chi, come l'infettivologo Le Foche, si è spinto a sostenere che il miglior modo per proteggere anziani e fragili non sia punturarli ossessivamente bensì far girare il virus quest'estate tra i giovani, che si ammalano senza stare male, in modo che per l'autunno nel Paese si sia sviluppata una sorta di immunità collettiva naturale. La scelta di vaccinarsi, o rivaccinarsi, dovrebbe poggiare su basi scientifiche, ma si ha la sensazione che per il governo sia invece una questione di religione, alimentata da un'insensata necessità di non smentirsi e non cedere neppure di fronte a un cambiamento del virus e della realtà epidemiologica del Paese.

 

 

IL LIBRO GAFFE
Finché ci sarà la banda di esperti di Speranza, la cui unica funzione ora pare essere legittimare se stessa e giustificare tutte le decisioni, anche le meno sensate, prese nella lotta al Covid, non potremmo mai dire che la pandemia è alle spalle o che la situazione è sotto controllo. Ormai due anni fa, il ministro diede alle stampe il suo libro, "Perché guariremo", un testo gaffe per collezionisti, subito ritirato dal mercato per aver prodotto l'effetto avverso di una seconda ondata di virus che ha fatto più morti della prima e che ha il valore di mille euro, tanto è una chicca rara. Pare proprio che Speranza non voglia ritirarlo fuori dal cassetto, quasi lo choc della gaffe durasse più del long Covid. 

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