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Beffa per Patrizia Reggiani (vedova Gucci). Così le hanno soffiato i beni

La Procura di Milano si sarebbe “scordata” di sequestrare soldi e gioielli per milioni di euro

Paolo Ferrari
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La Procura di Milano si sarebbe ‘scordata’ di sequestrare le somme illecitamente sottratte a Patrizia Reggiani da parte degli amministratori del suo patrimonio. La circostanza è emersa nei giorni scorsi dopo la conclusione delle indagini nei confronti dei diversi professionisti, avvocati e manager, che ad iniziare dal 2018 erano stati incaricati di gestire le immense ricchezze della vedova di Maurizio Gucci. Il procedimento era nato da alcune segnalazioni dei familiari di Patrizia Reggiani. Dopo aver scontato la condanna a 26 anni di carcere come mandante dell’omicidio del marito avvenuto nel 1996, Patrizia Reggiani era tornata in libertà nel 2017. La madre, Silvana Barbieri, prima di morire nel 2019, aveva allora chiesto al tribunale di Milano che la figlia fosse assistita da un amministratore di sostegno, temendo che non fosse in grado di gestire il patrimonio che avrebbe ereditato alla sua scomparsa. "Non ho mai lavorato un giorno in vita mia", aveva detto infatti in una intervista a chi gli domandava cosa avesse fatto una volta uscita dal carcere. La scelta era ricaduta prima sull’avvocata Paola Lovati e poi non si comprende bene il motivo, fu nominato Daniele Pizzi, già suo difensore, giovane avvocato di Cittiglio (VA) e volto noto delle trasmissioni Mediaset per essere stato anche il legale della famiglia di Lidia Macchi, la studentessa di Varese misteriosamente uccisa nel 1999. Pizzi era infatti stato nominato come nuovo difensore della Reggiani dopo la revoca dei mandati all’avvocato Danilo Buongiorno che dal 2002 aveva assistito Patrizia Reggiani nei vari procedimenti tra cui anche la revisione. Ad agevolare la scelta di Pizzi, poi avvallata dal tribunale di Milano, ci sarebbe stata Loredana Canò, l'ex compagna di cella a San Vittore. L'avvocato varesino, una volta ottenuto l’incarico, avrebbe poi provveduto a far assumere come ‘assistente personale’ di Patrizia Reggiani con vitto, alloggio, e utilizzo dell’auto, la stessa Canò.

 

Leggendo le imputazioni firmate dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, l’avvocato Pizzi si sarebbe fatto liquidare per due anni da amministratore di sostegno oltre 240 mila euro, chiedendo anche una maggiorazione, non dovuta, sugli onorari. Pizzi, che aveva la disponibiltà dei conti, avrebbe allora provveduto a liquidare parcelle per prestazioni mai effettuare per centinaia di migliaia di euro e avrebbe anche fatto firmare una polizza vita, con l’aiuto del consulente finanziario Marco Chiesa, con premio unico di quasi 7 milioni di euro, a Patrizia Reggiani. I beneficiari? La ‘dama di compagnia’ ed egli stesso e altri “amici” coinvolti. In questa torbida vicenda compare poi il presidente del Coni Lombardia, Marco Riva, che avrebbe accettato di fare il prestanome di società create da Pizzi per drenare ulteriori risorse a Patrizia Reggiani. La procura, che ha contestato una sfilza di reati, dal peculato alla circonvenzione d’incapace, davanti a questo quadro accusatorio inquietante che se non fosse stato per i familiari di Patrizia Reggiani sarebbe andato avanti per chissà quanto tempo, ha deciso - stranamente - di non sequestrare nemmeno un centesimo, limitandosi ad indagare tutti a piede libero. Sarà finalmente arrivata l’ora della resa dei conti? Si può solo confidare nella giustizia e nel processo che, si spera, a breve inizierà e che vedrà tutti gli indagati rispondere delle proprie azioni nella speranza che il nome e la storia del soggetto leso, Patrizia Reggiani, non influenzi o mitighi il giudizio.

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