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Medici no vax in corsia? Li voleva anche Draghi: scomoda verità

Claudia Osmetti
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Non ha fatto in tempo a firmare la bozza del decreto che reintegra il personale medico non vaccinato, il neo ministro della Salute Orazio Schillaci, che è stato travolto dalle polemiche. Una-decisione-antiscientifica; così-si-torna-indietro-di-due-anni; il-governo-Meloni-premia-i-no-vax. No, non è esattamente così. E non lo è per due semplici ragioni. La prima è che il provvedimento è stato solo anticipato (mica catapultato a sorpresa dall'oggi al domani, tanti saluti e arrivederci), e la seconda è che i nostri ospedali stanno facendo, sì, i salti mortali. Ma non per coprire i turni nelle terapie intensive o nei reparti Covid, piuttosto per smaltire l'arretrato che la pandemia ha (inevitabilmente) prodotto. Siamo seri: l'obbligo di vaccinazione anti-Covid per gli operatori sanitari sarebbe caduto lo stesso. Il 31 dicembre, non ieri (ossia il primo novembre): ma cosa cambia? Due mesi, otto settimane? Ci attacchiamo al calendario? Il concetto è lo stesso. E lo aveva voluto l'esecutivo Draghi, solo che allora, SuperMario, nessuno lo aveva tacciato di stare dalla parte del popolo contrario per principio, a quella punturina contro il coronavirus.

Sta tutto lì, nei documenti dell'emergenza (quando ancora si chiamava ufficialmente così, "emergenza"): si trattava, è scritto nero su bianco, di una «sospensione». Pure il termine lascia poco spazio ai dubbi: "sospendere", nella lingua italiana, significa limitare in un arco temporale, non impedire per sempre. Che ci piaccia o meno (e poi ci arriviamo) era già tutto previsto.

 

 

Certo, con lo scarto (anticipato) di quelle famose otto settimane: però sarebbe capitato ugualmente. Tra l'altro, nel frattempo, cioè dopo più di un anno di organico ridotto causa vaccini (non fatti), non è che i nostri policlinici abbiano ripreso a pieno regime senza alcun problema. È vero il contrario, semmai. Dall'inizio di questa tanti vituperata sospensione, i medici "banditi" dalle corsie sono stati 2.053 (i dati sono quelli certificati dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurgici e degli odontoiatri), di loro 474 hanno poi deciso di farselo inoculare, il benedetto siero anti-Covid. Ne restano 1.579 che, d'accordo, sono appena lo 0,3% di quelli iscritti ai vari albi di categoria, ma sono 1.579 camici bianchi che non possono fare screening in Oncologia o lastre se, metti caso, ti fratturi una gamba o prelievi del sangue o quel che è.

L'ha detto chiaro, proprio sulle pagine di Libero, il virologo Matteo Bassetti, due giorni fa: «I tempi sono cambiati e non possiamo permetterci di rimanere fermi, reintegrare i dottori non vaccinati, solo nei reparti meno a rischio, significa riassorbire le liste d'attesa, riconquistare prestazioni sanitarie». E Bassetti non può punto essere accusato di militare tra le file degli anti-vaccinisti duri e puri. «Oggi le condizioni sono tali da consentire una legittima rivalutazione della politica», aggiunge Filippo Anelli, che è il presidente della Fnomceo e, anche lui, si è speso a lungo per difendere la campagna vaccinale. «Serve un senso di responsabilità», ricorda, a proposito, «ossia serve puntare su una campagna di sensibilizzazione che coinvolga anche i cittadini. Però la decisione è una prerogativa del Parlamento ed è stata presa in maniera del tutto lecita».

 

 

Apriticielo. La fondazione Gimbe, che dal 2020 monitora l'evoluzione del sars-cov2 in Italia, parla di «"sanatorie" che rappresentano un'amnistia anti-scientifica e diseducativa». Il segretario del Pd, Enrico Letta, attacca il governo Meloni: «Ha premiato i no-vax». Il governatore dem della Campania, Vincenzo De Luca, rincara con un: «È una scelta gravissima e irresponsabile». Addirittura nella maggioranza c'è chi sembra perplesso, come l'azzurra Licia Ronzulli che chiosa: «Forse si sarebbe potuta attendere la scadenza naturale della misura». Dopodiché noi, qui a Libero, l'abbiamo sempre scritto papale e lo scriveremo anche questa volta, a scanso di equivoci: i vaccini ci hanno salvato la pelle e se siamo arrivati a questo punto, con appena lo 0,3% di medici non vaccinati e una situazione tutto sommato gestibile, lo dobbiamo a loro. Punto.

Però vediamo di non trasformare l'ultima fase della pandemia in un pandemonio di dispute e diatribe che lasciano il tempo che trovano. Ha ragione Bassetti. Solo in Veneto ci sono 400mila prestazioni ospedaliere da recuperare, in Puglia altre 200mila. È così dappertutto. Non ci si ammala solo di Covid. Nei reparti dedicati, magari, ne conveniamo, non è il caso di far entrare un dottore che non sia passato prima per ambulatorio col braccio scoperto, ma c'è comunque una mole di lavoro da smaltire se non vogliamo ritrovarci gambe all'aria una seconda volta. Senza contare che «sono le Regioni e le direzioni sanitarie di ogni ospedale a stabilire, concretamente, dove impiegare il personale recuperato», conclude Anelli.

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