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"La scienza delle pulizie": cosa rivela il libro del chimico, un caso (clamoroso) in Italia

Francesco Specchia
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Non è un caso che abbia sempre l'impossibile a portata di mano. Non è un caso se lo chiamano «il nostro amichevole chimico di quartiere», epiteto sfavillante che qualche decennio fa Stan Lee - fondatore della Marvel Comics - cucì a misura sul suo Spiderman. Il professor Dario Bressanini, chimico youtuber, docente presso l'Università dell'Insubria a Como, tenutario dei corsi di termodinamica chimica, chimica fisica e chimica e tecnologia degli alimenti, ha deciso di fare lo scienziato ispirato proprio alla figura di Peter Parker, aspirante biochimico allegramente morso da un ragno radioattivo. 

Come ha confessato al programma di Radio24 Radiotube Social Village di Marta Cagnola, i fumetti Marvel sono stati la sua personale via di Damasco verso i miracoli della chimica editoriale. E ha tutt' un sapore supereroistico, dunque, l'impresa di cui oggi il prof è inatteso protagonista: il suo pamphlet La scienza delle pulizie. La chimica del detersivo e della candeggina, e le bufale sul bicarbonato (Gribaudo) con 14200 copie s' è arrampicato, a mo' di aracnide superdotato, sulle classifiche librarie.

IL SORPASSO
E ha superato addirittura i due best seller di stampo ducesco: la saga M di Scurati - costretto a cedere pesantemente il passo, accontentandosi delle riduzione televisiva del romanzo- e Mussolini il capobanda Perché dovremmo vergognarci del fascismo (Mondadori) a firma del lettissimo Aldo Cazzullo si ferma ad un soffio dalle 7mila e ottocento copie. Una divertente semplificazione giornalistica del fenomeno titola che «in classifica il detersivo scioglie Mussolini». E, al di là della facile metafora, è vero.

A bordate di candeggina, spugne e grassatore, infatti, il nuovo bestesellerista ha messo in ammollo ogni forma di prodotto librario nel suo raggio d'azione. Il chimico Bressanini, che era solito aggirarsi tra le aule universitarie di Berkeley e Georgetown con l'allure del dottore di ricerca in fisica teorica e «simulazioni stocastiche dell'equazione di Schrödinger» (qualunque cosa significhi), oggi, con la sua magnificazione scientifica delle faccende domestiche, è assurto alle vertiginose vette dello scibile. E vi ha lasciato la sua personale impronta didattica.

Non che per gli addetti ai lavori sia una sorpresa. Preso dal sacro fuoco della divulgazione, come una sorta di Piero Angela degli alambicchi, il prof transuma da tempo dai programma tv alla radio, perfino tra le pagine della Treccani. Sotto la voce "Bressanini Dario" delle leggendaria enciclopedia, infatti, vi si legge «è autore di numerose pubblicazioni scientifiche sul tema del cibo e della gastronomia e di libri che indagano argomenti quali le biotecnologie agrarie, la produzione agricola, i rischi alimentari e l'informazione connessa e la chimica applicata alla pratica culinaria; tra di essi occorre citare: Ogm tra leggende e realtà (2009); Pane e bugie. La verità su ciò che mangiamo: i pregiudizi, gli interessi, i miti, le paure (2010); I giochi matematici di Fra' Luca Pacioli (2011); La scienza della pasticceria - La chimica del bignè: le basi (2014)», e via elogiando.

Ora, un ritratto dell'uomo Bressanini - data la sua accanita riservatezza - è difficile da tratteggiare. Si sa che ha lasciato il suo frequentatissimo blog sul Fatto Quotidiano con un articolo su agricoltura biologica e organismi geneticamente modificati, «in chiusura del quale espone le ragioni del suo commiato dai lettori della testata on line» - recitano le biografie- «motivando la sua scelta con il disagio causatogli da una politica editoriale che ha scelto di dare grande spazio a controverse figure che praticano facile disinformazione, come antivaccinisti, complottisti dell'11 settembre, pseudo-esperti di scienza, agricoltura e alimentazione». Si sa anche che ha avuto un raro tumore all'occhio che ha sconvolto la platea del milione e passa dei fedeli followers sui social.

Si sa, inoltre, che Bressanini ha la curiosa tendenza, anche e soprattutto nel tempo libero, di distruggere i falsi miti che attraversano la scienza, la fisica e l'alimentazione dell'italiano medio. Alcuni esempi. Sul "Detox", il prof afferma: «Fuffa: non vuol dire niente. Il fegato e i reni sono gli organi preposti al detox. È una parola che viene usata per tutto, ma non ha nessun senso. Non c'è niente da detossificare: se tu fossi intossicato dovresti andare al pronto soccorso e non berti l'acqua con lo zenzero».

MITI DA SFATARE
Sugli alimenti "bianchi": «Questa cosa del bianco è curiosa: il fatto che siano bianchi non conta niente. Adesso c'è l'idea che il bianco sia indice di sofisticazione: ma il saccarosio è bianco di per sé, il latte è bianco, il riso è bianco, il sale è bianco. Però siccome l'abuso di alcune cose, tipo il sale o gli zuccheri, ci fa male, questa cosa ha fatto sì che diventassero loro i colpevoli. È un modo stupido di combattere l'abuso di certe cose». Sul "bio": «È vero che il bio è più rispettoso dell'ambiente? È più sano? È più nutriente? Ho raccolto tutti gli articoli: la scienza risponde che non c'è una differenza sostanziale, bisogna controllare caso per caso. Esistono tanti modi di coltivare, il bio è uno di questi: ma i vantaggi sono prevalentemente per l'agricoltore e non per il consumatore finale». Ovvio che Bressanini stiacreando problemi inenarrabili alle multinazionali. Ma come dice il suo mentore, l'Uomo Ragno, «da grandi poteri derivano grandi responsabilità»...

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