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Saman Abbas, Vittorio Feltri: "Frontiere chiuse ai musulmani irriducibili"

Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
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La tragica e disgustosa vicenda di Saman si avvia a un epilogo che con la giustizia ha poco che fare. Vero che il padre della povera ragazza è stato arrestato in Pakistan, suo paese d'origine, dove si era riparato subito dopo l'atroce delitto per sfuggire ai rigori delle leggi italiane. Tuttavia, conoscendo per esperienza le norme in vigore in certi stati islamici, temo che l'uomo rimarrà nella sua patria, in cui esiste ancora la possibilità di perdonare chi uccide per motivi discutibili di onore. Spero di sbagliare, sono però convinto che l'assassino non sarà giudicato in Italia, bensì nel luogo dove è nato e cresciuto prima di venire da noi onde campare meglio. Ma al di là delle mie convinzioni, che - ripeto - saranno smentite dai fatti, vorrei proporre un ragionamento che con il razzismo non c'entra nulla.

 

 

 

Noi ospitiamo migliaia di extracomunitari, molti dei quali si integrano nella nostra società assimilandone i costumi, le abitudini e perfino la cultura. E fin qui tutto va bene, a parte qualche eccezione. Però, c'è un però. Nella quantità degli immigrati non pochi sono di religione islamica, i quali non solo non rinunciano alle loro tradizioni che confliggono con la nostra mentalità, ma sono fortemente decisi a imporre a noi il loro credo, i cui dettagli contrastano con i nostri principi anche civili. È un fatto che la Costituzione che ci siamo dati a guerra finita prevede per qualsiasi cittadino la possibilità di professare i riti che gli garba. Ma nel caso dei maomettani andrei più cauto, dato che la loro fede non collima con i nostri codici, oltre che con i comportamenti diffusi da queste parti.

 

 

 

In sostanza, dovremmo aprire le frontiere a tutti, tranne a coloro che sono apertamente in antitesi con la civiltà che ci siamo dati. Di conseguenza, se costoro non apprezzano il modello italiano e preferiscono quello di Allah e non intendono rinunciarvi, se ne stiano a casa loro e non vengano qui a sfasciare l'ordine costituito. Teoricamente non esiste alternativa: o lo straniero invasato di islamismo si adatta al nostro modus vivendi, oppure rimanga nella sua terra. Invece l'Italia, e in genere ogni nazione europea, non solo rinuncia alla dignità culturale, ma addirittura, per un malinteso senso di superiorità, offre agli stranieri che non si piegano alla civiltà occidentale la edificazione di moschee che sono laboratori non di spiritualità, bensì di violenza terroristica, come risulta dalle cronache degli ultimi anni. Ribadisco, non si intende fare prediche ostili a chi viene qui per lavorare e guadagnarsi da vivere, ma difendere con orgoglio la nostra civiltà che è cristiana anche per chi è ateo, e non tollera gente che ammazza per antica abitudine, sapendo che massacrare una persona per presunti motivi di onore non sarà lecito ma neanche punibile severamente.

 

 

 

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