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Stretto di Messina? Basta sprechi: ecco perché fare il Ponte ci conviene

Giancarlo Mazzuca
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Sembra paradossale, ma continuano a mettere i bastoni tra le ruote (anche una fiction in onda con il crollo dell'infrastruttura) a Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, che sta cercando di condurre in porto il progetto del Ponte di Messina. Ma, nonostante tutto, il piano sta andando avanti e, se tutto filerà liscio, tra un paio di anni potrà esserci la posa della prima pietra e per le casse dello Stato sarà un grandissimo traguardo ma - incredibilmente considerando i precedenti- anche un notevole risparmio.

 

 

 

È sufficiente, infatti, una mano di conti per renderci conto di quanto sull'argomento siamo stati, in passato, presi in giro o quasi. Adesso il leader leghista ci ha aperto gli occhi: il mancato decollo del collegamento diretto tra Sicilia e Calabria incide oggi per circa 6 miliardi l'anno e, considerando che il primo a lanciare il progetto del Ponte fu l'allora premier Berlusconi nel 2009, le fumate nere ci sono finora costate quasi 80 miliardi, un vero pozzo di San Patrizio. In altre parole, è andata ben diversamente da quanto molti politici ci avevano detto a proposito delle spese considerate insostenibili del progetto.

 

 

 

Personalmente, mi sono anche sentito un po' preso in giro perché, in tutti questi anni, hanno continuato a dirci che i costi dell'opera sarebbero stati faraonici e che, con il debito pubblico che ci ritroviamo, non potevamo permetterceli. Siamo abituati alle piroette del Palazzo, ma c'era chi, ai tempi di quel governo Berlusconi, a proposito del Ponte, parlava, a sinistra, di una «presa in giro». E, considerando anche quanto è già costata la messa in liquidazione della società ad hoc creata per il varo del progetto, viene voglia di denunciare a chiare lettere la cecità di tanti nostri politici. Un caso tra i tanti: le dichiarazioni della senatrice dem Anna Finocchiaro che paragonò la costruzione del Ponte al costo del caviale, cioè ad un lusso esagerato che non potevamo permetterci. E pensare che, a proposito del caviale, i siciliani si sono legati a filo doppio proprio ai russi perché, dopo il terremoto di Messina del 1908, furono i marinai della flotta zarista a prestare i primi soccorsi ai superstiti di quel terribile sisma... 

 

 

 

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