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Valvasone capitale d'Italia: Sallusti, la lezione monumentale

Alessandro Sallusti
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Valvasone, piccolo centro in provincia di Pordenone, capitale d'Italia nel senso di città che nel bene e nel male rappresenta un Paese. E non è un bel Paese quello in cui un negozio chiude perché non trova giovani che siano motivati a lavorare. Proprio così: "Con grande rammarico si legge nel comunicato affisso all'esterno del locale - ci troviamo a decidere che dal 2 gennaio sospendiamo l'attività per mancanza di personale che abbia un minimo di voglia di lavorare". Seguono spiegazioni a voce su decine di colloqui finiti nel nulla perché il sabato no, lo straordinario non se ne parla, l'ingresso è troppo presto, le ferie troppo poche eccetera eccetera.

 

 

Ripenso alla mia lontana gioventù, a dodici anni benzinaio, a tredici fattorino, a quattordici mozzo sui battelli del lago di Como. Oggi arresterebbero me, mio padre e i vari datori di lavoro per sfruttamento di lavoro minorile ma solo Dio sa quanto quelle piccole esperienze in un paese che aveva fame di crescere siano state fondamentali per la mia formazione. Non sono diventato, né avrei voluto, né benzinaio, né fattorino, né marinaio ma ho imparato una cosa fondamentale: libertà e dignità arrivano solo dal lavoro, non c'è altro da aggiungere e chi non lo capisce non sarà mai né libero né avrà vita dignitosa. E non importa il punto d'ingresso, le condizioni contrattuali, gli orari, le ferie: lasciatemelo dire, sono tutte cazzate buone a tenere in piedi sindacati e fannulloni.

 

 

La "mancanza di voglia di lavorare" a Valvasone non ha nulla a che fare con il lavoro in questione, è un cancro che si sta impossessando di una generazione e quindi ne sta minando il futuro. Se uno non ha voglia di fare quel lavoro non avrà mai voglia di fare un lavoro, neppure quello dei suoi sogni. E allora ci vorrebbe una scossa, un ritorno al passato che non è vero che è tutto da buttare. Un passato in cui un padre, come è successo a me, poteva dire al figlio: se vuoi la bicicletta nuova vai a lavorare, così impari a dare un valore alle cose. Non accadrà, il Paese per quanto sgangherato non è affamato a sufficienza e purtroppo, me compreso, non ci sono più i padri di una volta. Peccato per i figli. 

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