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Giovanni Rezza: "La pandemia è quasi finita ma...", il dettaglio da incubo

 Analisi Covid

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La pandemia è quasi finita ma non si può escludere un nuovo ceppo. "Siamo di fronte a un cambio di paradigma: vaccinare per proteggere gli anziani e i più fragili e non più per arrestare la corsa del virus. È questo il passaggio che segna la fine sociale dell’epidemia e il cammino verso la sua fine biologica", annuncia Giovanni Rezza, epidemiologo e direttore della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, in una intervista a Il Corriere della Sera. Guardando alla situazione Covid in Cina, Rezza puntualizza che "potranno esserci delle ripercussioni per Paesi come il nostro, con un elevato livello di copertura immunitaria e ormai avviati verso l’endemizzazione? Dal momento che un virus che circola molto velocemente in un’ampia popolazione tende sicuramente a mutare, ciò non si può escludere ma non è per nulla certo che si selezioni un ceppo virale in grado di rimettere tutto in gioco".

 

 

"Sono passati tre anni dall’inizio della pandemia di Covid-19, e forse stiamo assistendo alla chiusura di un cerchio - ricorda Rezza ricostruendo tre anni di pandemia - Dove era iniziata, la pandemia, sembra voler finire, o almeno così si spera. Ma le immagini che provengono dalla Cina, così simili a quelle di Wuhan a inizio 2020, non possono non provocare una certa inquietudine".

 

 

"Con l’inizio della campagna vaccinale, quasi fosse un sortilegio, arrivò la prima delle varianti più contagiose, la cosiddetta Alfa, seguita dalle prime varianti parzialmente immuno-evasive, Beta e Gamma; poi, in estate, dalla Delta. Nell’autunno inverno dello scorso anno la svolta, con la comparsa di Omicron", prosegue Rezza. "Il virus sviluppa un potenziale diffusivo inarginabile, ma mostra anche un minore impatto clinico, insomma morde la gola ma lambisce i polmoni, come avrebbero detto i clinici di una volta. Inoltre, il vaccino sembra proteggere dalla malattia grave ma solo parzialmente dall’infezione sintomatica. Siamo insomma di fronte a un cambio di paradigma: vaccinare per proteggere gli anziani e i più fragili e non più per arrestare la corsa del virus. È questo il passaggio che segna la fine sociale dell’epidemia e il cammino verso la sua fine biologica".

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