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Covid, il ministero della Salute: "Come sarà gestito d'ora in poi"

Claudia Osmetti
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Non è più necessario un tampone negativo per uscire dalla quarantena del Covid. Anno nuovo, nuove disposizioni. Quelle, nello specifico, appena dettate dal ministro della Sanità Orazio Schillaci e oggetto di una circolare resa nota nelle scorse ore. Chiariamolo subito perché altrimenti rimaniamo impantanati in una discussione infinita: vale solo per gli asintomatici. Per chi non ha febbre, non ha dolori, al massimo qualche starnuto come con l'influenza. Ecco, appunto: l'influenza. Perché il paragone è esattamente questo: salvo i casi più gravi, salvo quel malessere generale che ti fa stare a letto, sotto le coperte, con la bolla dell'acqua calda e la tachipirina sul comodino, chi è che si metteva (o si mette, a maggior ragione oggi) in quarantena per il raffreddore stagionale? Siamo onesti, nessuno. E non è che sul fronte influenzale siamo un popolo di sconsiderati, di imprudenti e di irresponsabili. Ma va. S' è sempre fatto così, semplicemente, perché di grossi rischi non ce n'erano.

 


Lo stesso, a queste condizioni, ora. Era stato previsto nel disegno legge sui rave party e quindi arriva la conferma ufficiale: «Per chi è sempre stato asintomatico e per coloro che, comunque, non presentano sintomi da almeno due giorni, l'isolamento domiciliare potrà terminare dopo cinque giorni dal primo test positivo o dalla comparsa dei sintomi, a prescindere dall'effettuazione del tampone antigenico oppure molecolare», si legge nel documento ministeriale. Deo gratias: le ottime notizie sono almeno due. La prima è che (al netto di quel che sta succedono negli aeroporti di mezza Europa e con il tiremmolla dell'altra metà), se cercavamo una normalizzazione del post-pandemia, l'abbiamo finalmente trovata. È quella "convivenza col virus" che sembrava un miraggio tre anni fa, per cui ci abbiamo messo il braccio nel 2021, che abbiamo iniziato ad assaporare l'anno scorso e che, adesso, si è manifestata in tutto e per tutto.

 


La seconda buona cosa è che dobbiamo pure avere l'onestà di raccontarcela fino alla fine, la storia: non aveva senso continuare con la rigidità dell'emergenza. Tanto per cominciare eravamo rimasti gli unici, almeno in Occidente (e il concetto è sempre quello della regia comune: se non si fanno le cose assieme hanno poco senso). E poi, nella pratica, finiva per accadere l'esatto opposto: ossia che chi si ritrovava con quelle due dannate stanghette sul tampone ma si sentiva bene (perché il Sars-cov2 oramai è meno aggressivo e perché, ricordiamocelo, ci siamo vaccinati) giocava al ribasso. Ossia finiva in farmacia o alla Asl o dal medico di base proprio proprio se c'era qualche necessità obbligata. Altrimenti si gestiva l'isolamento in salotto da solo. I contagi, settimanali e anche giornalieri, sono stati stimati per tanto tempo, nel senso che quello che il pubblico (per carità: giustissimamente) riusciva a tracciare era solo una piccola parte della fetta. La punta dell'iceberg. Almeno un terzo dei contagi era fuori lente, lo ha sottolineato qualsiasi virogolo o esperto o infettivologo da quando il Covid è comparso a sconvolgerci l'esistenza. E senza contare che, spesso, per ragioni che stanno nel nome, gli "asintomatici" neanche lo sapevano di aver buscato il virus.  Per tutti gli altri, cioè «per i soggetti immunodpressi», spiega la circolare di Schillaci che dà le nuove indicazioni, «l'isolamento potrà terminare dopo un periodo minimo di cinque giorni, ma sempre necessariamente a seguito di un test antigenico o molecolare con un risultato negativo». Va bene anche questo, la salute prima di tutto. Chi è più fragile, chi è più a rischio, deve adottare degli accorgimenti in più. Ci mancherebbe. E ancora: «Per gli operatori sanitari, se asintomatici da almeno due giorni, l'isolamento potrà terminare non appena un test risulti negativo».

 


Leggermente diversa è la situazione di chi «abbia fatto ingresso in Italia dalla Repubblica popolare cinese nei sette giorni precedenti il primo test positivo»: però qui l'orizzonte si allarga e torna in scena la decisione (finora mancata della Ue e i suggerimenti che tanto hanno fatto scalpore dell'Ecdc, il Centro per il controllo delle malattie nel Vecchio continente). Loro, i viaggiatori provenenti da Pechino o da Shanghai o da Wuhan, «potranno terminare l'isolamento dopo un periodo minimo di cinque giorni dal primo test positivo, se asintomatici da almeno due giorni e negativi a un tampone». Rimane obbligatorio per tutti, alla fine dell'isolamento, l'uso delle mascherine Ffp2 per dieci giorni ed è raccomandato di evitare persone ad alto rischio o ambienti affollati.

 

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