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Pregliasco umiliato anche dai medici: si candida col Pd, finisce malissimo

Enrico Paoli
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Pierfrancesco Majorino, candidato alla presidenza della Regione Lombardia per il centrosinistra, proprio bene non l'ha presa. Perché se scegli di mettere in lista, per giunta come capolista quindi con l'idea di ottenere l'effetto traino grazie alla sua visibilità - una delle virostar più gettonate della stagione del Covid, e Fabrizio Pregliasco è uno di quelli che continua a surfare ancora sul post pandemia e sull'onda lunga dei vaccini, il minimo che ti aspetti è un lungo applauso. Mica una coltellata alle spalle. Perché Majo, come lo chiamano un po' tutti ormai, ora si ritrova a dover fare i conti con un vero e proprio fuoco di sbarramento nei confronti del noto medico, professore associato di Igiene generale e applicata e consigliere del Cnel, tale da mettere in crisi anche i più smaliziati.

Di fatto chi dovrebbe votare la virostar a prescindere ha annunciato che non lo farà. «L'irrituale autocandidatura del dottor Pregliasco ad assessore alla Sanità in Lombardia (in caso di vittoria del centrosinistra il virologo ha già opzionato il posto, ndr) conferma le nostre preoccupazioni sul rischio che la condizione della salute (sanità) pubblica nella nostra Regione non venga radicalmente modificata, come è invece indispensabile e urgente», afferma, Marco Caldiroli, presidente di Medicina Democratica, «il dottor Pregliasco, direttore sanitario del gruppo San Donato, uno dei principali gruppi privati in sanità, rappresenta, infatti, quell'approccio privatistico alla sanità, finalizzato al profitto e non alla salute collettiva». Insomma, una vera e propria bocciatura su tutta la linea.

 

 

 

CENTRATO IN PIENO

No, Majo proprio bene non l'ha presa questa cosa qua. Sentendosi centrato in pieno dall'assalto dei medici democratici, quindi poco inclini ad accettare imposizioni calate dall'alto, il candidato del centrosinistra si è visto costretto a replicare, giocando sostanzialmente in difesa. «Pregliasco è un valore aggiunto, sono molto contento che una figura così forte e autorevole abbia fatto questa scelta coraggiosa e sono convinto che alla fine prevarrà in tutti la consapevolezza che per cambiare le cose nella sanità abbiamo bisogno di un'alleanza molto ampia», afferma il candidato del centrosinistra e del M5s alle elezioni regionali in Lombardia, parlando a margine della presentazione dei candidati della lista del PD Milano Metropolitana che correranno alle elezioni del Consiglio regionale. «Io non devo chiarire niente a nessuno», chiosa Majorino, «poi non siamo certo qui oggi a dividere gli assessorati». Perché, se così fosse, l'europarlamentare avrebbe già perso la partita ancora prima di giocarla. Il niet di Medicina democratica, destinato a portare via un po' di voti proprio al centrosinistra, sta lì a dimostrare come certe scelte siano state fatte senza la benché minima consultazione con gli operatori del settore.

E siccome la sanità resta il tema centrale della campagna elettorale, il fatto che Pregliasco non piaccia nemmeno ai suoi colleghi di sinistra è un bel problema per Majorino. «Un intervento autentico e concreto di rilancio della sanità pubblica, di abbattimento delle liste di attesa, di potenziamento della medicina e dei servizi territoriali, dovrà scontrarsi per forza con gli interessi delle strutture sanitarie private», sottolinea Caldiroli, «a meno che non si tratti di interventi di facciata. Per questo condividiamo le critiche sulla candidatura di Pregliasco sollevate da molte realtà sociali». Per queste ragioni Medicina Democratica, dando corpo al malessere generale che serpeggia nel centrosinistra, ha chiesto a Majorino di dichiarare in modo esplicito che, in caso di vittoria, l'assessorato alla Sanità non venga affidato a nessuna persona che svolga, o abbia svolto incarichi dirigenziali apicali in strutture sanitarie private.

 

 

 

PRIVATO E PUBBLICO

«Non è pensabile», ribadisce Caldiroli, «che una responsabilità del genere venga affidata a chi fino al giorno prima gestiva una struttura privata, organizzando il lavoro in modo tale da ottenere il massimo profitto per il proprio gruppo, a spese dei contribuenti e con il beneplacito della giunta regionale. È una ovvia questione di coerenza». Certo, Medicina Democratica ribadisce la propria volontà nel voler «contribuire a sconfiggere il centrodestra», «che tanti disastri ha provocato alla sanità pubblica continuando a sostenere ogni iniziativa volta a contrastare la deriva privatistica e rilanciare nel concreto il diritto alla salute dei lombardi a partire dalla prevenzione», affermo i medici democratici «preminente funzione pubblica del servizio sanitario, che non dà profitti ma produce salute, sicurezza sul lavoro, tutela ambientale e condizioni di vita salubri». Ma Pregliasco assessore proprio no. 

 

 

 

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