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Messina Denaro-Provenzano, la maledizione dei pizzini: "Se me lo trovo davanti..."

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Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai carabinieri del Ros dopo 30 anni di latitanza. Il boss dei boss mafiosi è stato fermato nei pressi della clinica privata La Maddalena di Palermo, dove era stato operato un anno fa e continuava a fare delle terapie sotto falso nome (Andrea Bonafede): è affetto da una forma tumorale aggressiva che attacca il colon. Il momento dell’arresto è stato accolto da urla di incoraggiamento e applausi da parte di decine di pazienti e dei loro familiari. 

 

 

La cattura di Messina Denaro va ad aggiungersi a quelle dei suoi predecessori al comando di Cosa nostra: Totò Riina nel 1993 e Bernardo Provenzano nel 2006. Quest’ultimo appena fu arrestato venne quasi maledetto da Messina Denaro per il ritrovamento dei pizzini che si erano scritti. Il boss era a dir poco imbufalito con Provenzano: “Se lo avessi davanti gli direi cosa penso e, dopo di ciò, la mia amicizia con lui finirebbe. Oggi posso dire che se la vede con la sua coscienza, se ne ha, per tutto il danno che ha provocato in modo gratuito e cinico ad amici che non lo meritavano”.

 

 

“Chiudo qua che è meglio - si legge ancora - come lei sa a quello hanno trovato delle lettere; in particolare di quelle mie pare ne facesse collezione. Non so perché ha agito così e non trovo alcuna motivazione a ciò e, qualora motivazione ci fosse, non sarebbe giustificabile. D’altronde non avevo a che fare con una persona inesperta ed ero tranquillo, anche perché io non ho lettere conservate di alcuno. Quando mi arriva una lettera, anche di familiari, rispondo nel minor tempo possibile e subito brucio quella che mi è arrivata. Tutto mi potevo immaginare, ma non questo menefreghismo da parte di una persona esperta”. 

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