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Parma, la festa ispirata all'omicidio di Giorgia Meloni

di Francesco Storace domenica 19 febbraio 2023

3' di lettura

Apparentemente Carnevale. Superficialmente quattro balli e risate. Nella triste realtà tanto odio da diffondere. Parma, ieri sera, centro sociale Art Lab, in scena il delitto Meloni. Proprio così, la celebre Signora in giallo si trasforma in rosso e punta ad uccidere la premier. Il tutto in un locale occupato come al solito per una festa tutta tra di loro, ma strombazzata sui social. Trasher, she wrote.

Nella locandina, l’evento è stato presentato così: «Sono qui per risolvere il delitto Meloni». «Ma non c’è stato nessun delitto Meloni». «Ah peccato». Va bene, sono ragazzi, scherzeranno. Poi, scorri il loro territorio su facebook e ti rendi conto che ci devi stare un po’ attento, perché rimbalzano anche lì i cori anti 41-bis in onore del martire preferito, al secolo Alfredo Cospito.

È il tempo delle urla e delle minacce. Il Carnevale antagonista non si fa con coriandoli e pastarelle, ma col sogno di un crimine. Far fuori il presidente del Consiglio. Il popolo siamo noi, mica chi l’ha votata. E poi l’invito a ritrovarsi «in festa per fare un bel falò di questo mondo di merda e suonare la nostra musica una volta ogni tanto! Quale sarà il travestimento migliore per sfuggire a guardie e carovita? Ingresso a offerta libera e leccornie a prezzi popolari», è l’annuncio degli organizzatori. «Dalle h22 in borgo Tanzi 26, non arrivate tardi», è la raccomandazione. Con la richiesta: «No nazi, No machi, No razzisti, No sbirri». Non male come clima carnascialesco. Nella tana che hanno occupato pure su facebook, quelli di Art Lab pubblicizzano le iniziative che più preoccupano per la sicurezza pubblica. Sempre ieri in programma un’incursione davanti al carcere della città.

Anche Parma come luogo di protesta “anticarceraria”, dunque. Lo slogan? «No 41-bis. No ergastolo. No sorveglianza speciale». E l’immancabile «Alfredo libero», accompagnato dall’intimazione programmatica «contro ogni prigione». L’esaltazione del personaggio anarchico in carcere per le troppe azioni che ha messo in campo in maniera arrogante e violenta, è evidente nei loro post e probabilmente nei volantini di cui si cibano.

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ICONA
Per loro, Alfredo Cospito è un’immagine iconica: «La sua non è solo una protesta personale, ma una battaglia politica contro il 41-bis e l’ergastolo ostativo in generale, battaglia che dichiara di voler proseguire con forme diverse in caso gli venissero revocati tali provvedimenti e che invece, in caso contrario, porterà avanti fino alle estreme conseguenze». Ovviamente ce l’hanno con la giustizia, sia per Cospito che per la sua compagna Anna Beniamino: «Ad Alfredo Cospito e ad Anna Beniamino sono state imputate la partecipazione e l’organizzazione di una serie di attentati avvenuti in Italia con esplosivi rudimentali nei primi anni 2000, azioni che hanno provocato danni di lievi entità, nessun morto né feriti. La loro partecipazione a questi attentati non è mai stata provata in maniera diretta e convincente, né è stata da loro mai rivendicata». Nessun riferimento, ovviamente, al dirigente Ansaldo gambizzato Roberto Adinolfi o alle caserme dei carabinieri prese di mira a suon di bombe. E poi tante altre accuse che questo tipo di centri sociali continuano a respingere mettendo in scena anche squallide esibizioni come quella di ieri sera contro la presidente del Consiglio.

SCIOPERO DELLA FAME
Va detto: il caso Cospito lo fanno esplodere ora, mentre è dal maggio 2022 che l’anarchico è al 41-bis, ma solo da quando a palazzo Chigi c’è Giorgia Meloni lui ha deciso di intraprendere lo sciopero della fame per ricattare lo Stato. Da ottobre scorso è dunque in atto una pesantissima azione di propaganda antistituzionale per tentare di mettere in difficoltà il governo. La stessa sceneggiata sul “delitto Meloni” serve solo a scatenare odio su odio. Un domani potrebbe servire ad esclamare che “l’avevamo detto”. Un clima irrespirabile oggettivamente in cui si distingue anche chi cerca di minimizzare, come ai tempi delle “sedicenti brigate rosse”. Chi ha vissuto quel tempo terribile sa di che cosa si parla. E di quali violenze rischiamo di rivedere.

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