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Renato Curcio indagato, Br senza vergogna: "Chi ha ammazzato mia moglie?"

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Renato Curcio, uno dei fondatori delle Brigate Rosse, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Torino per i fatti avvenuti il 5 giugno 1975 alla cascina Spiotta di Arzello, in provincia di Alessandria. In quella circostanza si verificò una sparatoria durante la liberazione dell'imprenditore Vittorio Vallarino Gancia, che era stato sequestrato dai brigatisti: persero la vita la moglie di Curcio, Mara Cagol, e l'appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso. 

“Ho fatto presente ai magistrati che mi hanno interrogato - si legge nella nota diffusa dal legale di Curcio - consegnando loro anche una memoria scritta, la mia totale estraneità sia alla decisione di effettuare il sequestro di Vallarino Gancia, sia a tutto ciò che lo ha riguardato". Il caso è stato riaperto nel 2022, dopo un esposto presentato dal figlio del carabiniere Bruno D'Alfonso, con i magistrati che cercano di risalire di un brigatista mai identificato, che quel giorno era presente e riuscì a dileguarsi tra i boschi. Per Curcio la procura ipotizza il concorso nell'omicidio D'Alfonso. 

"Poiché sono comparse sulla stampa curiose ricostruzioni accusatorie - aggiunge Curcio - faccio anche presente che, come ho detto ai magistrati, 47 anni dopo quei fatti non ho ancora saputo chi in quel giorno ha ucciso Margherita Cagol Curcio mentre era disarmata e con le braccia alzate come ha inoppugnabilmente dimostrato l’autopsia. L'esperienza delle Brigate Rosse si è conclusa con una dichiarazione pubblica, anche mia, nel 1987 e poiché negli anni di quell'esperienza ho collezionato in silenzio un record di concorsi morali anomali scontati interamente come le altre pene inflitte faccio presente che mi difenderò da questa ulteriore e incomprensibile aggressione".

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