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Bimba morta in auto, il padre: "Ero convinto fosse al nido", cos'è successo

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Non si dà pace Sandro La Tona. "Ero assolutamente convinto di averla lasciata al nido, non so cosa è successo. Ho pensato che Stella stesse lì anche quando ho parlato con mia moglie per mettermi d’accordo per andarla a riprendere", dice l'appuntato dei carabinieri di 45 anni in servizio alla Cecchignola, padre della bimba di 14 mesi morta chiusa nella sua auto davanti all’asilo. Ai colleghi della compagnia Eur e del Nucleo investigativo di via In Selci che lo hanno interrogato per ricostruire quello che è successo nella prima mattinata, il sottufficiale ha ripetuto di non riuscire a capacitarsi di quanto sia accaduto ieri mattina quando ha lasciato sua figlia in auto per 7 ore. Era convinto di averla lasciata al nido: i colleghi della Cecchignola confermano che il militare ha telefonato alla moglie per mettersi d’accordo per andarla a riprendere. Ad accorgersi della tragedia è stata infatti lei, Arianna, maestra in un’altra scuola dell’infanzia della zona, quando alle 14.40 è andata a riprendere la bimba e non l'ha trovata.

Come la piccola Stella, dal 2008 a oggi, nel mondo hanno perso la vita in auto più di 1.000 bambini: vittime di abbandoni involontari di mamme o papà andati al lavoro o tornati a casa convinti di averli invece portati all'asilo, dai nonni, dalla baby sitter. La chiamano "Sindrome del bambino dimenticato" e ora il militare, dipendente nella Direzione generale del personale del ministero della Difesa, è indagato per abbandono di minore. La sua posizione potrebbe però cambiare dopo gli esami autoptici disposti dalla Procura. È stato il caldo, la mancanza d'aria o altro a toglierle la vita? Un altro degli aspetti da chiarire nelle indagini è se l'apparecchio che avvisa se un bambino resta in auto fosse stato attivato. Nel 2019 il Parlamento ha approvato infatti il decreto sull'obbligo dei seggiolini antiabbandono in auto, provvisti cioè di un allarme acustico per ricordarsi della presenza del bimbo in auto. Un provvedimento, la cui prima firmataria era Giorgia Meloni, che è entrato in vigore il 7 novembre 2019 e che prevedeva l'obbligatorietà per i bambini al di sotto dei quattro anni. I dispositivi, oltre agli allarmi visivi e sonori, possono essere anche collegati agli smartphone dei genitori attraverso apposite app. La dimenticanza del dispositivo espone i genitori a una multa fino a oltre 300 euro, oltre alla decurtazione di ben 5 punti dalla patente.

 

 

 

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