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La Cgil distrugge la lapide del partigiano, ma Nardella incolpa i fascisti

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Sarebbe troppo facile puntare il dito (ma un po’ lo facciamo lo stesso) contro il sindaco di Firenze, Dario Nardella, perché la topica collezionata un paio di giorni fa è davvero così maiuscola da farci provare un moto di solidarietà. Del resto, non è stato lui a dettare le linee programmatiche dell’odierno Pd, quelle che prevedono in cima alla lista “la caccia al fascista sempre e comunque”. Anche col rischio di pestare una buccia di banana e piombare a testa in giù nell’Arno. È proprio per questo, tuttavia, che un Nardella sempre attento al risvolto mediatico del suo mandato dovrebbe stare in campana (ricordate il prode intervento a favore di telefonini contro gli ecoimbrattatori di Palazzo Vecchio?): ma, forse, il desiderio di accendere riflettori sudi sé e auto-accreditarsi con la segreteria dem per farsi inserire nelle liste delle elezioni Europee 2024 è così forte che va a saltare ogni prudenza istituzionale, ogni scaltrezza politica. Su, Nardella, per sparate di tutti i colori basta e avanza Elly Schlein... non l’ha capito? No, non ancora...

 


IL MISFATTO Dunque, capita che in Lungarno Soderini venga ritrovata in frantumi la targa dedicata al partigiano Aligi Barducci, nome di battaglia Potente, medaglia d’oro al valor militare, morto durante la liberazione di Firenze nel 1944. E il primo cittadino di Firenze, senza neanche aver mandato qualcuno dei suoi a fare una verifica, fa uscire una velenosa storia su Instagram, seguita perfino da una nota ufficiale di Palazzo Vecchio: «Chi ha distrutto la targa dedicata al partigiano Potente si deve vergognare. Un’offesa alla nostra storia e alla nostra città liberata anche grazie al coraggio di Barducci. Non ci facciamo intimorire».
Messaggio chiarissimo, rivolto a sconosciuti ma chiaramente identificabili in reazionari in camicia nera. Chi altro può aver osato tanto?
Nardella non è il solo a pensarlo: come un fiume in piena, ecco altri indignatissimi interventi. Il presidente della Commissione Toponomastica del Comune di Firenze Mirco Ruffilli: «Stanotte è stata volutamente danneggiata la targa che dedica il giardino del Torrino al partigiano Potente. Non ho parole per esprimere il dolore che provo per questo atto vandalico commesso da persone ignoranti e vigliacche. Questo gesto, che condanno, non potrà mai farci dimenticare chi è stato Aligi Barducci, per tutti Potente, e nessuno potrà farci desistere dal continuare a ricordare persone come lui».
Furiosa l’assessora alla cultura della memoria e della legalità Maria Federica Giuliani: «I richiami al Ventennio manifestati da una certa politica incoraggiano i gruppi neofascisti che per questo motivo si sentono più liberi di segnare la loro presenza sul territorio ma non ci facciamo intimidire». E prosegue: «Ci auguriamo che i responsabili di questo ignobile gesto che offende la città di Firenze siano individuati e puniti come meritano quanto prima sarà ricollocata una nuova lapide: teppisti e vandali non avranno mai l’ultima parola».

 

SIAMO STATI NOI... Nella serata di martedì, tuttavia, Nardella cancella la storia dai social. Perché? Perché a fare strame della targa dedicata a Potente non è stata nessuna squadraccia, nessun neofascista fiorentino, ma un imbarazzante incidente sul lavoro occorso a degli sfortunati operai, come conferma ai media locali l’ufficio stampa della Fiom Cgil, reduce dalla sua festa al circolo Rondinella del Lungarno Soderini: «Si è trattato di un incidente da parte della ditta incaricata del montaggio smontaggio» del palco della festa, la maldestra manovra di un camioncino che ha urtato il palo di sostegno, «è già stato attivato il sinistro con il comune. La targa tornerà al suo posto nel minor tempo possibile». Niente fascisti, insomma, solo proletarissimi operai (magari qualcuno con in tasca la tessera del Pd) incappati in una disavventura, mai però grande quanto la figuraccia rimediata da Nardella e sodali. L’aggravante, è che a sinistra non imparano mai nulla, la priorità resta la lotta al fascista immaginario.

 


NON IMPARANO MAI Sempre a Firenze, a febbraio, dopo il pestaggio a Firenze di alcuni studenti fuori dal liceo Michelangelo i progressisti avevano evocato il fascismo e parlato di «adulti che picchiano gli studenti». Ma la Digos ha invece identificato sei ragazzi, tre dei quali minori, e sappiamo che prima c’era stata la provocazione dei collettivi di sinistra. A Parma, lo scorso marzo, l’Anpi gridava «vile sfregio di stampo fascista» dopo l’incendio dei fiori sotto la lapide dell’antifascista Guido Picelli. Era stato un 31enne africano. L’apoteosi poi alla parata del 2 giugno, quando Michela Murgia si stracciava le vesti per un saluto romano e invocazioni alla X Mas, «sotto gli occhi impassibili del presidente Mattarella». Ma il grido “Decima” è solo il motto del Goi (il Gruppo operativo incursori del Comsubin) e non c’entra con la X Mas. Pensate che abbiano capito? 

 

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