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Montagna, è strage: quattro vittime in un giorno, la rabbia del Soccorso Alpino

Claudia Osmetti
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Lo sappiamo, fa caldo. Lo sappiamo, col Covid è rinato il “mito della montagna” (magari a poche ore da casa, magari meno congestionata delle spiagge a ferragosto). E sappiamo pure che l’aria pulita, la natura incontaminata, il pranzo al rifugio e il telefono che non prende (ah, che bellezza: la scusa ideale per il capoufficio tartassante) sono richiami mica da scherzo. Però, signori, sappiamo anche, perché l’abbiamo scritto e letto e sentito centinaia di volte, che lassù, tra le nuvole e il cielo terso, in quota, bisogna stare attenti.

Improvvisarsi escursionisti funziona no. Anzi, ci mette in pericolo. Solo in questo fine settimane sono morte almeno quattro persone sui versanti del Veneto, del Trentino e dell’Abruzzo. Quattro tragedie, a distanza di pochissime ore e di pochi chilometri, quattro drammi ravvicinati che ci ricordano, in questi giorni di afa, che mai come in vacanza bisogna essere prudenti, preparati, attrezzati.

TROPPA IMPRUDENZA - La prima vittima è un uomo romano di cinquant’anni, si chiama Davide Destrieri. Sabato era in cordata sulla via Mirka, cioè sul Corno piccolo, in Abruzzo, stava arrampicando quando è precipitato già, in una nicchia, lungo la parete: il Soccorso alpino è intervenuto tempestivamente (perché loro, gli angeli con l’elicottero giallo e il caschetto fosforescente in ferie non ci vanno mai, e per fortuna), ma non c’è stato più nulla da fare.

Poco dopo mezzogiorno anche Patrizia Vianello, pure lei 50enne, veneziana, che stava camminando lungo il sentiero delle cascate di Fanes, intorno a Cortina d’Ampezzo, è deceduta: ha messo male un piede, è caduta, si è trascinata per una cinquantina di metri tra le rocce: l’hanno recuperata in un torrente sottostante, senza vita.
 

Sergio Leopoldo Polimeni, un trentino di 62 anni, invece, era stato dato disperso da venerdì, in Val di Jon, a San Lorenzo in Banale, dalle sue parti, in Trentino: che qualcosa non andasse se ne sono accorti i vicini di casa, che l’han visto uscire per una passeggiata, ma non rientrare: era scivolato, Sergio, precipitato lungo rocce per trenta metri, vicino alla malga Asbelz. L’ultima vittima è una 70enne che è deceduta sul monte Carega, sopra Giazza di Selva di Progno, in provincia di Verona, ancora in Veneto, ancora al confine col Trentino: anche lei precipitata nel vuoto, anche lei già morta all’arrivo dei sanitari del Suem, il Servizio sanitario d’urgenza.

 

 

IL RECORD DEL 2022
Storie tragiche, molto simili, che ogni anno, in questo periodo, riempiono le cronache locali e quelle nazionali. L’anno scorso (per ovvie ragioni questi sono gli ultimi dati disponibili) gli incidenti in montagna hanno costato la pelle a 504 persone, con un incremento del 13,5% sul 2021, e sono state più di 10mila le missioni di soccorso operate dal Cnsas, al secolo il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico: 4.648 casi di cadute e scivolate, 2.665 per incapacità, 1.383 per malore, “solo” (si fa per dire) 371 a causa del maltempo.

Il grosso degli interventi si concentra, da sempre, nei mesi della calura: a giugno 2022 i salvataggi sono stati 989, a luglio 1.514, ad agosto 1.655 (contro i 525 di aprile e i 475 di dicembre: giusto per avere un raffronto). «A maggio e a giugno di quest’anno abbiamo registrato un’inversione di tendenza», racconta Fabio Rufus Bristot, che è un membro della direzione nazionale del Soccorso alpino, «con un significativo -23% degli interventi sullo stesso periodo dell’anno passato. Ma è un dato che va letto in relazione al meteo, quelli sono stati mesi molto piovosi. Infatti, e non è un caso, con l’arrivo dei primi caldi stiamo tornando alla media storica, tant’è che ieri, solo nel Nord-Est, i salvataggi, fortunatamente andati a buon fine, sono stati più di una settantina fino alle 17.30. Noi non possiamo far altro che richiamare alla prudenza e ricordare che, in montagna, bisogna essere consci dei propri e degli altrui limiti: rinunciare a una vetta, quando non ci sono le condizioni, non è un atto di viltà». Parole sante. 

 

 

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