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Pietro Orlandi, pesante sospetto di Dago: "Il Vaticano non c'entra"

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Sul sito Dagospia viene pubblicato un articolo sul caso Emanuela Orlandi in cui si avanza l'ipotesi che il Vaticano non c'entri nulla con la scomparsa della ragazza ma Pietro Orlandi, il fratello, si infuria. "Prendete come centro la Basilica di San Pietro, tracciatevi intorno una circonferenza di un chilometro e mezzo: tra maggio e giugno del 1983, da dentro quel perimetro, sono scomparse sedici ragazze, tra le quali Emanuela Orlandi, con un'età tra i quattordici e i diciotto anni. Nessuna di loro è mai stata ritrovata, ammesso che qualcuno le abbia cercate per davvero", si legge su Dago.

 

 

E ancora: "Se appena appena si allarga il cerchio, ma neanche più di tanto, e vi si aggiungono due o tre quartieri limitrofi, dal 1982 al 1983, lo studio accerta che "nell'area geografica presa in considerazione i casi identificati salgono a 34, tutte ragazze con una età media di 15,7 anni. Nessuna è mai stata ritrovata". Ma i giornali, scrive Dagospia, "hanno preferito seguire la sacra rappresentazione del 'daje all’infame Vaticano'".

La Procura di Roma, osserva Dago, "per tre volte ha indagato e archiviato il caso perché le ipotesi ventilate non hanno trovato alcun riscontro nei fatti. E figuriamoci se gli scalcagnati vigilantes apri portone del Vaticano avrebbero potuto fare meglio di carabinieri, polizia, servizi e magistrati italiani".  

 

 

L'articolo ha fatto sbroccare Pietro Orlandi: "Questo è un altro tipo di giornalismo asservito che non conosce nulla di questa storia e che non ha neanche il coraggio di firmarsi, e fa bene perché dovrebbe solo vergognarsi e nascondersi se gli rimane un briciolo di dignità".
 

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