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Simonetta Cesaroni, "quella peluria in mano": la svolta 33 anni dopo la mattanza?

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"In una mano le tracce dell'assassino": questa potrebbe essere la nuova svolta sull'omicidio di Simonetta Cesaroni a 33 anni dal delitto. La giovane venne uccisa a Roma, in via Poma, il 7 agosto del 1990. Le nuove scoperte fanno seguito a un'attività tecnico-scientifica eseguita per fornire nuovi elementi agli inquirenti. Franco Posa, esperto in neuroscienze forensi e ricostruzione dei cold case, ne ha parlato a Tgcom24. È lui, insieme alla collega Jessica Leone, che sta lavorando a questo caso. In particolare, pare che la Cesaroni possa aver stretto tra le mani i capelli o i peli del suo assassino.

 

 

 

"Ci sono segni dei quali non si trova traccia nelle perizie fatte nel corso degli anni. Parliamo, per esempio, della regione del collo e di una mano, dove vi era peluria che non è stata studiata e valutata. Il che lascia pure un pochino basiti. Però, era un'altra epoca - ha spiegato Posa -. C'era questa peluria, che non è stata repertata". Si starebbe cercando di scoprire anche quale sia stata l'arma del delitto. Sull'ipotesi che sia stato utilizzato un tagliacarte, l'esperto ha detto: "Stiamo lavorando su questo, non posso rispondere a questa domanda. Le posso dire che fino a oggi non c'erano gli strumenti per fare un'attività di questo tipo e che le attività fatte nel corso degli anni sono state estremamente approssimative. Oggi abbiamo strumenti che danno risultati oggettivi".

 

 

 

"Il killer ha colpito con efferatezza - ha aggiunto Posa -. Stiamo utilizzando una tecnica di autopsia psicologica estremamente innovativa per fornire a chi indaga un'idea nei confronti di individui di cui si sospetta e che poi dovrà interrogare. Importante il dettaglio del corpetto della ragazza che viene adagiato sul cadavere dopo la morte. L'intenzione di coprire il corpo ha un significato che noi sappiamo interpretare molto bene e che, insieme alla dinamica criminale, può dare risposte utili a chi dovrà investigare".

 

 

 

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