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Faida tra gay e trans, dai "maschi falliti" della Navratilova alle denunce

Giordano Tedoldi
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Nel nostro tempo, la parola “patriarcato” è il segno del diavolo. Non c’è male al mondo, oggi, che non possa, direttamente o indirettamente, ricondursi all’oppressione patriarcale. E viceversa, qualsiasi cosa venga definita patriarcale, è male. Sembrerebbe tutto molto semplice, chiaro, pacifico. Ma non stupisce che, anche tra i gruppi più impegnati nella lotta al patriarcato (e in primo luogo la sempre più influente comunità omosessuale, transessuale, non binaria, che viene indicata con l’acronimo LGBTQ o, per assicurare il massimo dell’inclusività, LGBTQQIA+), si accendano conflitti interni piuttosto accesi, ben oltre il dissenso o la critica, con il ricorso a parole ed azioni alquanto battagliere.

 


LA CRONACA
Due episodi recenti: domenica scorsa, a Rimini, è sfilato il Summer Pride, sotto il patrocinio del comune della città romagnola e organizzato dal circolo Arcigay “Alan Turing”. Il corteo ha percorso il lungomare radunandosi infine in piazzale Fellini. Due giorni dopo, le attiviste “transfemministe” che hanno organizzato una contromanifestazione, Pride Off, hanno denunciato proprio l’Arcigay di averle discriminate, delegittimate e aggredite verbalmente e fisicamente, con alcuni esponenti degli organizzatori ufficiali che avrebbero tentato di rovesciare il risciò con cui le attiviste partecipavano alla manifestazione, o meglio, volevano contromanifestare durante il Summer Pride. In un video sul sito del Corriere di Bologna si vedono momenti di tensione, con un uomo – presumibilmente un esponente di Arcigay - che cerca di fermare il mezzo delle attiviste e di spostarlo (forse non proprio rovesciarlo).

 


Arcigay si difende dalle accuse dicendo che non c’è stata alcuna aggressione, non è stata presentata alcuna denuncia, e che eventi come il Summer Pride sono molto complessi da gestire, vengono organizzati in accordo con la questura e ci sono precisi protocolli di sicurezza da rispettare e sottoscrivere, cosa che le contromanifestanti non avrebbero fatto, anzi, avrebbero deliberatamente cercato lo scontro per poi fare baccano sui social. D’altronde, le attiviste del Pride Off accusano gli organizzatori del Pride ufficiale di averle voluto relegare alla coda del corteo, tra gli sponsor, con i quali non vogliono essere confuse, rivendicando il loro attivismo politico e la loro militanza di lungo corso.

Del resto il dissenso non è di pochi giorni fa, sul sito di “Casa Madiba Network”, movimento che, con quello di “Non una di meno” ha organizzato il Pride Off, si leggono critiche nette ai “Pride istituzionali dove la gerarchia del potere capitalista tende a schiacciare ed emarginare soprattutto le persone queer e tutte quelle che non si riconoscono nel sistema ciseteropatriarcale”. E, cercando in rete, si trovano altre voci di dissenso che scrivono di gestione “blindata” del Summer Pride, e che “la sede riminese di Arcigay ha dimostrato di non avere rispetto e riconoscimento della politica in sé, scavalcata dalla volontà di creare eventi neutri, innocui per il diletto del turismo eteronormato”.

L’ACCUSA
In parole semplici, l’accusa di parte dei movimenti LGBTQ all’Arcigay e ai suoi storici Pride è di essere diventati istituzionali, normali, innocui; un tempo si sarebbe detto: borghesi. Un secondo episodio che ha messo in subbuglio il fronte anti-patriarcale è stata l’uscita della leggenda del tennis, Martina Navratilova, che si è scagliata senza mezzi termini contro le tenniste trans, definendole «maschi falliti» che secondo lei non dovrebbero essere ammesse ai tornei femminili, e ha dichiarato: «È patriarcato per gli uomini biologici insistere sul diritto di entrare negli spazi creati per le donne. Quanto è difficile da capire? È patriarcato che gli uomini biologici insistano sul diritto di competere nella categoria femminile nello sport». Il presidente di Arcigay, Marco Tonti, sottolinea che le voci «dissonanti e critiche sono una ricchezza», ma ci sembra una valutazione un po’ riduttiva, e anche lievemente paternalistica (se non patriarcale) di quanto sta accadendo. Sembrerebbe che il conflitto, l’aggressività, le lacerazioni aspre e bellicose, non siano prerogative degli eterosessuali.

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