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Vieste, "mi può scaldare il latte?": scoppia l'inferno, il conto choc

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Tre euro per riscaldare il latte all'interno del biberon: la "denuncia" arriva da due turisti romani in vacanza a Vieste, in provincia di Foggia. A raccontarlo l'associazione Giustitalia che si occupa, tra le altre cose, della tutela dei consumatori. Il fatto risalirebbe a due giorni fa, quando la mamma del piccolo, prima di andare in spiaggia, ha chiesto a un bar chioschetto sul lungomare di scaldare il biberon del figlio. Il barista, a quel punto, non solo le avrebbe chiesto 3 euro per il servizio di riscaldamento a bagnomaria ma poi, dopo il pagamento, non avrebbe rilasciato nemmeno uno scontrino.

 

 

 

"Il chioschetto, pur essendo una struttura privata che esercita attività commerciale, e che quindi ha sicuramente diritto di 'guadagnare', essendo ubicato proprio nelle vicinanze di una rinomata spiaggia, è come se svolgesse, quantomeno di fatto, una somministrazione di cibo, bevande ed 'assistenza' alimentare varia turistica in regime di quasi 'monopolio' nei confronti dei villeggianti che necessitano di approvvigionamento - a volte anche di semplice cibo ed acqua - o, magari, come in questo caso, di un semplice 'servizio' di assistenza - fanno sapere da Giustitalia -. Imporre un 'prezzo' di ben 3 euro per scaldare a 'bagnomaria' un biberon di latte di un bambino rappresenta una intollerabile speculazione economica ai danni dei consumatori". "Ma la cosa ancora più grave - continua l'associazione - è che non viene rilasciato alcuno scontrino fiscale". Di qui la decisione di segnalare la vicenda al Garante per la sorveglianza sui prezzi e al Comune di San Teodoro per i provvedimenti del caso. 

 

 

 

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