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Gli studenti che protestano in tenda volevano anche il cappuccino

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La giovane “tendina” (leggasi studentessa universitaria in perenne protesta contro la Stato perché gli affitti in centro sono alti e deve sorbirsi qualche chilometro/minuto in bus per raggiungere l’università) racconta al giornalista del Corriere il trauma di essere stata sgomberata dall’ex cinema che aveva appena occupato con un gruppo di colleghi motivati e incazzati. «Mi sono svegliata con la torcia puntata in faccia e la radio della polizia nelle orecchie». 

Il giornalista annuisce e annota zelante, mentre la giovane si aggiusta il capello arruffato e la magliettina di cotone blu (appena il tempo di cambiarsi il pigiama) e prosegue il suo racconto: «Qualcuno ha scosso la tenda. Poi l’hanno aperta, ma eravamo in mutande. Allora s’è affacciata una poliziotta che ci ha chiesto i documenti e i cellulari». 

Il problema è che «il mio era in carica». Lo choc però arriva dopo, quando la polizia raduna gli occupanti nella grande sala dell’ex cinema e gli occupanti si guardano in faccia ignari e basiti da tanto baccano: «Abbiamo fatto colazione con una mela durante l’attesa durata un’ora abbondante perché non ci era chiaro se fosse un controllo o uno sgombero». Ma dai che violenza: sgomberati dal cinema che avevano preso illegalmente senza neppure il piacere di un cappuccino. Qualcuno, per favore, informi subito la Schlein.

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