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Israele, timori in Italia: "Rafforzate le misure di sicurezza", i possibili obiettivi

Claudia Osmetti
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Il Viminale l’aveva detto subito, sabato mattina: bisogna rafforzare le misure di protezione in Italia, bisogna tutelare gli obiettivi sensibili. Che poi sono le sinagoghe (come quella di Roma), i quartieri, le scuole ebraiche. Va avanti l’attacco di Hamas in Israele, sale la conta dei morti, dettagli sempre più agghiaccianti si sommano ad altri che agghiaccianti lo erano già: e qui, dall’altra parte del Mediterraneo, espressa la doverosa solidarietà a Gerusalemme e Tel Aviv, si corre ai ripari. A quelli preventivi. «Si rende necessario rafforzare i servizi di vigilanza e di controllo del territorio», scrive, un una circolare, il capo della Polizia di Stato, Vittorio Pisani, «e sensibilizzare con effetto immediato le misure di sicurezza a protezione degli obiettivi diplomatico-consolari, religiosi, culturali, economici e commerciali israeliani, ebraici e palestinesi e di ogni altro sito e/o interesse ritenuto a rischio per la circostanza». È guerra, in Medioriente. Ci sono alcuni italiani asserragliati in un bunker dell’aeroporto Ben Gurion, lo scalo internazionale israeliano, sono terrorizzati.

Qui da noi è il ministro Matteo Piantedosi (Interno) che chiarisce: «Ci siamo già attivati e si va verso un rafforzamento delle misure di sicurezza, senza pensare che abbiamo il nemico alle porte. Nessun allarmismo. Però l’esperienza ci insegna che dobbiamo farlo perché ciò che accade induce chi ha la responsabilità a non trascurare nulla. Il contesto internazionale è critico e preoccupante e ci attende una fase difficile. C’è il massimo impegno degli apparati dello Stato per tutelare la sicurezza dei cittadini. Tutte le prefetture hanno già disposto il rafforzamento delle misure a protezione degli obiettivi ritenuti sensibili e del dispositivo di prevenzione generale». Vuole dire che la sinagoga di Roma viene vigilata giorno e notte, almeno fino alla settimana prossima; che a Napoli sono stati apposti servizi di monitoraggio della Digos; che a Milano si sono innalzate le misure di sicurezza al Memoriale della shoah, alla scuola ebraica e alla sinagoga; che oggi si terrà un comitato per l’ordine pubblico anche in Trentino; che nelle Marche sinagoghe e persino cimiteri ebraici sono sotto stretta osservazione; che gli aeroporti, gli scali, le ambasciate, i consolati: nulla sarà lasciato al caso.

 


Perché è giusto così, perché quello che è appena successo in Israele è lì a dimostrarlo, perché l’Occidente difende i suoi cittadini (anche sulle rappresentanze palestinesi vengono rafforzati i livelli di vigilanza) e non si piega, né si spezza al terrorismo. D’altronde in Francia, in Germania, in Belgio e in Spagna va lo stesso: va che le forze dell’ordine francesi e tedesche e belghe e spagnole si sono dispiegate nello stesso, medesimo, modo. Berlino ha incrementato le misure di protezione alle istituzioni ebraiche e israeliane; ad Anversa la polizia «prenderà tutte le misure necessarie per assicurare la sicurezza»; quello che preoccupa mezza Europa sono le manifestazioni spontanee anti-israeliane. A Londra, per esempio, è stato banalizzato un ristorante kosher, mentre a Parigi hanno risuonato urla di odio della serie «morte agli ebrei».

 

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